Il 25 Aprile è la Festa della Liberazione, è una festa importante per noi che abbiamo a cuore la democrazia, l’antifascismo e la Costituzione. Per questo al circolo ARCI Mis(s)kappa e all'ANPI di Udine è venuta l’idea di costituire un “Coro Popolare della Resistenza”, un coro in cui si canteranno le canzoni che accompagnavano i partigiani sui monti, quelle che hanno cantato i nostri nonni.
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mercoledì 19 dicembre 2012
giovedì 13 dicembre 2012
Domenica 16 a Tramonti
COMUNE DI
TRAMONTI DI SOTTO
Il 10 dicembre, tardo pomeriggio,del 1944 vengono portati al piccolo cimitero di Tramonti di Sotto alcuni partigiani catturati a Palcoda il giorno precedente. Alcuni di loro non hanno voluto lasciare solo il loro comandante "Battisti": oltre a loro, partigiani garibaldini, ci sono anche qualche partigiano osovano e qualche civile.Cadono nelle mani dei fascisti del battaglione"Valanga" della X Mas.
Vengono rinchiusi nei locali della macelleria il 9 dicembre.
Vengono interrogati uno alla volta, nei locali del municipio, sempre in Piazza S.Croce.Lungo il muro esterno del cimitero vengono fucilati uno alla volta, a cinque minuti di distanza uno dall'altro, dagli stessi fascisti.
I dieci fucilati sono:
Vengono rinchiusi nei locali della macelleria il 9 dicembre.
Vengono interrogati uno alla volta, nei locali del municipio, sempre in Piazza S.Croce.Lungo il muro esterno del cimitero vengono fucilati uno alla volta, a cinque minuti di distanza uno dall'altro, dagli stessi fascisti.
I dieci fucilati sono:
SCLAVI CARLO "CHICO" 19-11-17 di Casteggio (PV) garibaldino
CECCONI ADALGERIO "MOSCHETTI" 16-11-23 di Colloredo di Montalbano garibaldino
MININ GINO "CARNERA" 24-9-25 di Tramonti di Sotto garibaldino
VILLANI SALVATORE "COSSU" 6-12-14 di Santa Teresa Di Gallura (CA) osovano
DE FILIPPO GINO "NERONE" 20-12-26 di Claut garibaldino
COMINOTTO OTTAVIO "ROMEO" 29-6-20 di Valeriano garibaldino
MOCCIA COSIMO "ALDO" 1-1-22 di Manduria osovano
RIGO OSVALDO "DAVIDE" 13-7-26 di Pontebba garibaldino
FLAMINI VITTORIO "FRACASSA"21-1-19 di Assisi garibaldino
RONDINI ULDERICO "ROMANO" 6-7-24 di Roma osovano
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parteciperà il Coro Popolare della Resistenza
lunedì 10 dicembre 2012
Annunciazione, annunciazione
Venerdì 14 al Circolo ARCI Misskappa alle ore 21 si esibisce il nostro compagno corista Paolo Paron in solitario, accorrete!
mercoledì 21 novembre 2012
Barones
Francesco Ignazio Mannu, di Ozieri, compose quello che si dice divenne il "canto della rivoluzione" sarda.
Procurad'e moderare è un canto di 47 strofe con otto versi ciascuna, composto negli anni tra il 1794 e 1796.
Alcuni propendono per il 1794 affermando che veniva cantato durante la cacciata dei piemontesi.
Altri invece optano per il 1796 facendolo diventare l'inno della rivolta capeggiata da Giovanni Maria Angioy che avvenne, appunto, in quell'anno.
Non importa tanto questa discussione. E' senza dubbio una composizione in lingua sarda che ancora oggi viene vissuta e cantata come l'inno sardo un pò della riscossa e dell'emancipazione del popolo sardo che è ben diverso dal popolo "prostrato" e ossequioso fedele al re e al Regno di Sardegna raffigurato nell'inno sardo che i bambini della Scuola Elementare studiavano e cantavano nel 1925.
lunedì 19 novembre 2012
Il coro a Direzione Scampia
http://ricerca.gelocal.it/messaggeroveneto/archivio/messaggeroveneto/2012/11/18/GO_22_01.html?ref=search
Messaggi e 2600 libri per Scampia
18 novembre 2012 — pagina 22 sezione: Gorizia
Una cinquantina di fazzoletti rossi e verdi, allacciati al collo dei coristi, si muovono all’unisono per celebrare gli ideali della Resistenza. All’evento Direzione Scampia ha partecipato ieri anche il Coro popolare della Resistenza, originale gruppo di coristi friulani, amatoriali solo di fatto, che dal febbraio 2011 ha deciso di esprimere attraverso il canto sentimenti e impegno. «Ancora prima che il gruppo nascesse – dice Nicoletta Oscuri, una delle due maestre di canto del coro insieme a Claudia Grimaz - era evidente che qualcosa bolliva in pentola. Da quando si è formato il coro, è sembrato che il Friuli non stesse aspettando altro». In effetti questi coristi pasionari stanno girando la regione, proponendo le canzoni più famose, ma anche quelle meno note delle Resistenze di tutto il mondo, a testimonianza che la voglia di non dimenticare è più viva che mai, per dire anche no alle illegalità. «Questo progetto è stato fortemente voluto da Ornella Lupi, Antonella Fiore, presidente del circolo Arci Mis(S)kappa, e Federica Lucenti. Io e Claudia Grimaz – racconta Nicoletta Oscuro - vi abbiamo aderito con entusiasmo, cercando di non far mancare anche il gusto estetico della musica». (a.d.) La grande freccia formata dai libri, stesi orgogliosi di fronte all’ingresso del municipio di Udine, non poteva certo rimanere indifferente agli occhi dei passanti nel centro cittadino. L’originale ringraziamento che il Coordinamento provinciale di Libera ha voluto mettere in scena dopo la straordinaria raccolta di libri a favore della biblioteca popolare di Scampia (avvenuta durante il 41.mo Palio teatrale studentesco) ha decisamente rotto i classici equilibri del sabato pomeriggio nel salotto udinese. Chi ieri pomeriggio è passato di lì non ha potuto fare a meno di curiosare in piazzetta del Lionello, attratto da questi 2600 volumi stesi a terra in una simbolica freccia (in Direzione Scampia, appunto, come era intitolata la manifestazione) e dalle voci che dai gradini del palazzo D’Aronco lanciavano i loro messaggi di legalità. Facciamo un salto indietro. Il Coordinamento udinese di Libera (associazione che si batte contro le mafie) si è inserito all’interno del Palio studentesco, quest’anno dedicato al tema della legalità, per proporre il suo messaggio. Lo scrittore Rosario Esposito La Rossa, al termine di una lettura, ha così lanciato alla platea degli studenti l’idea della raccolta dei libri per costituire la prima biblioteca popolare nel quartiere napoletano di Scampia (noto per l’alto tasso di criminalità) e in pochi giorni sono stati raccolti 2600 volumi, che partiranno verso la Campania grazie alla ditta Ceccarelli. E mentre i ragazzi del Palio, i CCTF, si sono alternati nella lettura di brani sul tema della legalità, i curiosi si affacciavano sulla grande freccia fatta di libri per infilare i loro messaggi ai ragazzi di Scampia. Tutti infatti hanno avuto la possibilità di lasciare un cartoncino con le proprie parole, i pensieri destinati a questi futuri lettori sconosciuti. Un filo fortissimo, che unirà Udine (assieme ad altre città italiane) a Scampia, diventata il simbolo del degrado sociale di Napoli. «È pazzesco cosa siamo riusciti a fare – ammette emozionato Rosario La Rossa, l’ideatore del progetto - visto che così stiamo riuscendo ad annullare distanze relazionali e sociali incredibili. Se copriamo simbolicamente più di 800 chilometri di distanza è perché abbiamo davvero seminato bene, lanciando i semi della legalità in mezzo agli studenti udinesi». Rosario, giovane scrittore napoletano, è a Udine per portare il suo messaggio contro il degrado e le illegalità. Mentre guarda orgoglioso i libri che indicano la sua città, indossando il giubbotto della scuola calcio di Scampia, il Coro popolare della Resistenza ha cominciato a intonare i suoi canti. Da un’occasione di ringraziamento, l’iniziativa Direzione Scampia si è così trasformata in un’incredibile momento di condivisione di forti ideali. La lotta alle mafie e la Resistenza sono diventate note di un’unica sinfonia, cantata col cuore e la passione davanti a un’inizialmente meravigliata e poi sempre più coinvolta platea di udinesi. Anna Dazzan
mercoledì 14 novembre 2012
Sabato 17 Direzione Scampia a Udine
- Il coro sabato si esibirà in piazzetta del Lionello a Udineall'interno della Manifestazione DIREZIONE SCAMPIA verso le 16e30.L'appuntamento per i coristi è alle 16.La manifestazione inizia alle 15 chi può esserci sin dall'inizio venga ci saranno letture e musica.
- Pensieri e percorsi, libri e messaggi, voci e cori, immagini e musica per raccontare una storia di resistenza e di lotta per la giustizia.
Libera Udine durante il 41° Palio Teatrale Studentesco ha raccolto oltre 2600 libri per la Biblioteca popolare di Scampia.
Prima della partenza i libri saranno portati in piazza affinché tutti possano lasciare una dedica che li accompagni nel loro viaggio in Direzione Scampia.
Chi è Rosario Esposito La Rossa?
Rosario Esposito La Rossa è un giovane scrittore (nato a Napoli nel 1988) residente a Scampia, quartiere napoletano considerato la più grande piazza di spaccio di stupefacenti d’Europa: un mondo fatto di tante difficoltà, di disagio, di criminalità ma anche di associazioni e di impegno civile. Rosario rappresenta proprio quest’ultimo aspetto. Attraverso i suoi libri, la sua testimonianza di quanto è successo a suo cugino Antonio Landieri (vittima innocente di camorra nel 2004), la sua compagnia di teatro civile “Vo.di.Sca” e il suo impegno di allenatore con i bambini di Scampia (che trovano nel gioco del calcio spazi di crescita e aggregazione positiva), Rosario rappresenta una luce per uno dei quartieri più tristemente noti per guerre di camorra e degrado sociale.
Lo scorso aprile, Rosario e la sua compagna Maddalena (giovane attrice) hanno presentato a Udine, all’interno del Palio teatrale studentesco, “Al di là della neve, storie di Scampia” . Durante l’incontro con il pubblico svoltosi dopo lo spettacolo è cominciata la campagna di raccolta libri da inviare alla nascente biblioteca popolare di Scampia ideata da Rosario e Maddalena (considerato il fatto che in un quartiere di 100.000 persone non ve n’era nemmeno una). In provincia di Udine sono stati raccolti circa 2600 libri che verranno presentati alla cittadinanza il pomeriggio di sabato 17 novembre, prima di essere inviati alla biblioteca.
Considerato il valore di quanto scritto più sopra, si ritiene opportuno anche fare in modo che i cittadini di Udine possano ascoltare e dialogare con Rosario Esposito La Rossa. Si ritiene infatti che questa sia un’occasione per promuovere la cultura della legalità democratica, della giustizia e della solidarietà, attraverso la valorizzazione delle persone e associazioni che operano in zone “estremamente difficili” e rappresentano un modello alternativo a quello proposto e imposto dalle mafie.
Aggiornamento
Il Blog è nato il 13 giugno del 2012 a oggi ha ricevuto 4034 visite più di 900 nell'ultimo mese 700 circa dall'Italia, 138 dagli Stati Uniti, 6 dalla germania, 1 dall'irlanda e 1 dall'Ucraina. Bene.
solo le pido a dios
Si crede generalmente che León Gieco, uno dei più popolari cantautori argentini, abbia scritto la canzone “Sólo le pido a Dios” riguardo alla guerra delle Malvinas-Falkland, l'inutile strage di giovani vite che costò all'Argentina (e alla Gran Bretagna) quella guerra. La guerra è però del 1982, mentre la canzone è di quattro anni prima. Fu però effettivamente con la guerra delle Malvinas-Falkland e con la fine della sanguinaria dittatura militare che la sua popolarità divenne immensa, un vero e proprio inno che segnò quei tragici momenti della storia argentina.
Il brano fu poi reso noto in tutto il mondo da Mercedes Sosa, cantautrice ed interprete anch’essa argentina, definita “la voz de America”, durante l’esilio nei paesi europei impostogli dal regime che governava il suo paese.
La canzone fu scritta pensando al pericolo imminente di una guerra, non quella delle isole Malvine ma quella tra l'Argentina e il Cile per la disputa sulle isole Picton, Lennox e Nueva nel Canale di Beagle.Papa Wojtyla dovette mediare tra i due dittatori, Videla e Pinochet, per fermare un conflitto armato proprio nel 1978.
I motivi di contrasto tra i due paesi sudamericani per il possesso delle isole cessò solo nel 1984 quando fu firmato il Trattato di pace e amicizia.
"Solo le pido a Dios" fu censurata nel '78 dal governo militare ma poi dichiarata nell'82, sempre dallo stesso governo, "canzone di interesse nazionale per la pace".
Il fatto che i militari avessero tirato fuori la sua canzone quando faceva comodo e si fossero serviti di lui e delle sue parole diede tanto fastidio a León che per alcuni anni, si rifiutò di cantarla. Non voleva avere niente a che fare con quel governo nè tantomeno con dei lupi travestiti di agnelli. Queste sono le sue parole:
Il brano fu poi reso noto in tutto il mondo da Mercedes Sosa, cantautrice ed interprete anch’essa argentina, definita “la voz de America”, durante l’esilio nei paesi europei impostogli dal regime che governava il suo paese.
La canzone fu scritta pensando al pericolo imminente di una guerra, non quella delle isole Malvine ma quella tra l'Argentina e il Cile per la disputa sulle isole Picton, Lennox e Nueva nel Canale di Beagle.Papa Wojtyla dovette mediare tra i due dittatori, Videla e Pinochet, per fermare un conflitto armato proprio nel 1978.
I motivi di contrasto tra i due paesi sudamericani per il possesso delle isole cessò solo nel 1984 quando fu firmato il Trattato di pace e amicizia.
"Solo le pido a Dios" fu censurata nel '78 dal governo militare ma poi dichiarata nell'82, sempre dallo stesso governo, "canzone di interesse nazionale per la pace".
Il fatto che i militari avessero tirato fuori la sua canzone quando faceva comodo e si fossero serviti di lui e delle sue parole diede tanto fastidio a León che per alcuni anni, si rifiutò di cantarla. Non voleva avere niente a che fare con quel governo nè tantomeno con dei lupi travestiti di agnelli. Queste sono le sue parole:
"la canción había estado prohibida y después los mismos militares asesinos la declararon de interés nacional por la paz, en 1982. Era algo repugnante. La verdad es que a mí me dió mucha vergüenza y estuve tres años sin cantar. Me ofrecián mucha plata por cantarla en todos los recitales, pero preferí no especular y me retiré de escena hasta el '85, cuando me puse a hacer el trabajo De Ushuaia a La Quiaca."
"La canzone era stata proibita e dopo gli stessi militari assassini la dichiararono di interesse nazionale per la pace, nel 1982. Era qualcosa di ripugnante. La verità è che provai molta vergogna e stetti tre anni senza cantare. Mi offrivano molti soldi per cantarla in tutti i recital, ma ho preferito non speculare e mi ritirai dalla scena fino al 1985, quando mi misi a lavorare all'album 'De Ushuaia a La Quiaca'."
"La canzone era stata proibita e dopo gli stessi militari assassini la dichiararono di interesse nazionale per la pace, nel 1982. Era qualcosa di ripugnante. La verità è che provai molta vergogna e stetti tre anni senza cantare. Mi offrivano molti soldi per cantarla in tutti i recital, ma ho preferito non speculare e mi ritirai dalla scena fino al 1985, quando mi misi a lavorare all'album 'De Ushuaia a La Quiaca'."
grazie a Marcia Rosati per la seconda parte di questa introduzione
da Canzoni contro la guerra
SOLAMENTE CHIEDO A DIO
Solamente chiedo a Dio
che il dolore non mi sia indifferente
che la morte secca non mi trovi
vuoto e solo, senza aver fatto abbastanza.
Solamente chiedo a Dio,
che l'ingiustizia non mi sia indifferente
che non mi schiaffeggino l'altra guancia
dopo che un artiglio graffiò il mio destino.
Solamente chiedo a Dio
che la guerra non mi sia indifferente
è un mostro grande e calpesta ferocemente
tutta la povera innocenza della gente.
Solamente chiedo a Dio
che l'inganno non mi sia indifferente
Se un traditore può più che alcuni,
che questi non lo dimentichino facilmente.
Solamente chiedo a Dio
che il futuro non mi sia indifferente
Sfortunato è colui che deve andarsene
a vivere una cultura diversa.
Solamente chiedo a Dio
che la guerra non mi sia indifferente
è un mostro grande e calpesta ferocemente
tutta la povera innocenza della gente.
Sólo le pido a Dios
que el dolor no me sea indiferente,
que la reseca muerte no me encuentre
vacío y solo sin haber hecho lo suficiente.
Sólo le pido a Dios
que lo injusto no me sea indiferente,
que no me abofeteen la otra mejilla
después que una garra me arañó esta suerte.
Sólo le pido a Dios
que la guerra no me sea indiferente,
es un monstruo grande y pisa fuerte
toda la pobre inocencia de la gente.
Sólo le pido a Dios
que el engaño no me sea indiferente
si un traidor puede más que unos cuantos,
que esos cuantos no lo olviden fácilmente.
Sólo le pido a Dios
que el futuro no me sea indiferente,
desahuciado está el que tiene que marchar
a vivir una cultura diferente.
Sólo le pido a Dios,
que la guerra no me sea indiferente
es un monstruo grande y pisa fuerte
toda la pobre inocencia de la gente.
que el dolor no me sea indiferente,
que la reseca muerte no me encuentre
vacío y solo sin haber hecho lo suficiente.
Sólo le pido a Dios
que lo injusto no me sea indiferente,
que no me abofeteen la otra mejilla
después que una garra me arañó esta suerte.
Sólo le pido a Dios
que la guerra no me sea indiferente,
es un monstruo grande y pisa fuerte
toda la pobre inocencia de la gente.
Sólo le pido a Dios
que el engaño no me sea indiferente
si un traidor puede más que unos cuantos,
que esos cuantos no lo olviden fácilmente.
Sólo le pido a Dios
que el futuro no me sea indiferente,
desahuciado está el que tiene que marchar
a vivir una cultura diferente.
Sólo le pido a Dios,
que la guerra no me sea indiferente
es un monstruo grande y pisa fuerte
toda la pobre inocencia de la gente.
SOLAMENTE CHIEDO A DIO
Solamente chiedo a Dio
che il dolore non mi sia indifferente
che la morte secca non mi trovi
vuoto e solo, senza aver fatto abbastanza.
Solamente chiedo a Dio,
che l'ingiustizia non mi sia indifferente
che non mi schiaffeggino l'altra guancia
dopo che un artiglio graffiò il mio destino.
Solamente chiedo a Dio
che la guerra non mi sia indifferente
è un mostro grande e calpesta ferocemente
tutta la povera innocenza della gente.
Solamente chiedo a Dio
che l'inganno non mi sia indifferente
Se un traditore può più che alcuni,
che questi non lo dimentichino facilmente.
Solamente chiedo a Dio
che il futuro non mi sia indifferente
Sfortunato è colui che deve andarsene
a vivere una cultura diversa.
Solamente chiedo a Dio
che la guerra non mi sia indifferente
è un mostro grande e calpesta ferocemente
tutta la povera innocenza della gente.
Addio a Lugano
(1895)
Testo di Pietro Gori
Musica: Sull'aria di Addio Sanremo Bella, canzone popolare toscana
Testo di Pietro Gori
Musica: Sull'aria di Addio Sanremo Bella, canzone popolare toscana
"Addio a Lugano", la cui musica, di autore anonimo, è sicuramente di origine popolare toscana (la melodia è ripresa da "Addio Sanremo bella", attestata attorno al 1830), è la più famosa, insieme con "Stornelli d'esilio", fra le canzoni di Pietro Gori. Egli la scrisse nel luglio del 1895 in Svizzera, dov'era dovuto riparare dopo l'omicidio del Presidente francese Sadi Carnot, ucciso da Sante Caserio. Era stato infatti fermato dalla polizia crispina, nel corso di una vasta operazione repressiva contro anarchici e socialisti, con l'accusa di essere il mandante "spirituale" del delitto, in quanto amico e difensore del Caserio. Costretto all'emigrazione, si trasferì a Lugano e, sfuggito a un misterioso attentato, venne espulso dalla Svizzera stessa insieme con altri dodici esuli. Fu allora che scrisse le parole del suo canto immortale, che secondo i racconti fu cantato la prima volta alla stazione ferroviaria di Lugano dagli anarchici espulsi.
Il più celebre canto anarchico in lingua italiana è presentato in due versioni. La prima è quella "corrente", cantata ancora oggi; la seconda, con lievi variazioni testuali, è quella che Pietro Gori regalò poco prima di morire all'albergatore dell' "Ape Elbana" di Portoferraio, vergata di suo pugno su un foglio di carta. Il foglio è conservato presso l'archivio storico del Comune di Portoferraio.
Il più celebre canto anarchico in lingua italiana è presentato in due versioni. La prima è quella "corrente", cantata ancora oggi; la seconda, con lievi variazioni testuali, è quella che Pietro Gori regalò poco prima di morire all'albergatore dell' "Ape Elbana" di Portoferraio, vergata di suo pugno su un foglio di carta. Il foglio è conservato presso l'archivio storico del Comune di Portoferraio.
Il Galeone
Il Galeone, Belgrado Pedrini e la "Liberazione"di Riccardo Venturi.
"Il galeone" è una poesia che Belgrado Pedrini, anarchico carrarese, scrisse in galera, a Fossombrone, nel 1967. Il titolo originale della poesia era Schiavi. Fu poi messa in musica da Paola Nicolazzi sulla base di una canzone popolare intitolata, curiosamente, Se tu ti fai monaca; la Nicolazzi, nel trasformarla in canzone (e in uno dei più noti canti anarchici italiani di ogni tempo), ne omise però la quarta e l'ultima strofa, che così recitano:
Fu poi pubblicata, senz'alcuna indicazione di titolo, nel giornale Presenza anarchica, a cura dei gruppi anarchici riuniti di Massa e Carrara, supplemento quindicinale a Umanità Nova, il 5 ottobre 1974.
Fin qui la storia di questa canzone scritta in galera. La quale, specialmente per il suo linguaggio, potrebbe far sorridere il lettore e l'ascoltatore di oggi. E' il linguaggio aulico di molti canti anarchici classici. Ma il sorriso scompare immediatamente quando si pensa al fatto che "Il galeone" è in realtà il simbolo stesso, anche nella parola stessa, della galera, anzi, della "galera infame". Quella dove il suo autore era rinchiuso.
Belgrado Pedrini aveva iniziato la Resistenza ben prima dell'8 settembre; era, la sua, una vita di resistenza da sempre. Durante il fascismo conduce la sua lotta clandestina, poi già nel 1942 partecipa ad azioni di lotta. Si unisce poi alla formazione partigiana anarchica "Elio" con cui lotta fino alla...
Stavo per dire "Liberazione". Ma la "liberazione" del partigiano Belgrado Pedrini si chiama galera. Nel 1942, per poter continuare la lotta, lui e i suoi compagni sottraggono ad alcuni industriali fascistoni milanesi e carraresi un bel po' delle loro ricchezze; nel 1949 il tribunale di Livorno giudica tali atti come "reati comuni" e condanna Belgrado Pedrini a trent'anni di carcere. Questa la ricompensa.
E sono galere su galere. Nel 1974, il presidente Leone gli concede la grazia; ma, appena uscito, viene rinchiuso in una casa di lavoro presso Pisa, perché deve scontare ancora tre anni per tentata evasione. Liberato finalmente dopo un'intensa campagna per la sua scarcerazione, torna a Carrara dove partecipa all'attività degli anarchici locali. Muore nel 1979 all'età di sessantasei anni. Ma per Belgrado Pedrini non c'è mai stata nessuna "liberazione" da una vita intera passata in galera. Quella del fascismo e quella dello "stato democratico".
da "Canzoni contro la guerra"
"Il galeone" è una poesia che Belgrado Pedrini, anarchico carrarese, scrisse in galera, a Fossombrone, nel 1967. Il titolo originale della poesia era Schiavi. Fu poi messa in musica da Paola Nicolazzi sulla base di una canzone popolare intitolata, curiosamente, Se tu ti fai monaca; la Nicolazzi, nel trasformarla in canzone (e in uno dei più noti canti anarchici italiani di ogni tempo), ne omise però la quarta e l'ultima strofa, che così recitano:
Nessun nocchiero ardito,
sfida dei venti l’ira?
Pur sulla nave muda,
l’etere ognun sospira!
(...)
Falci del messidoro,
spighe ondeggianti al vento!
Voi siate i nostri labari,
nell’epico cimento!
sfida dei venti l’ira?
Pur sulla nave muda,
l’etere ognun sospira!
(...)
Falci del messidoro,
spighe ondeggianti al vento!
Voi siate i nostri labari,
nell’epico cimento!
Fin qui la storia di questa canzone scritta in galera. La quale, specialmente per il suo linguaggio, potrebbe far sorridere il lettore e l'ascoltatore di oggi. E' il linguaggio aulico di molti canti anarchici classici. Ma il sorriso scompare immediatamente quando si pensa al fatto che "Il galeone" è in realtà il simbolo stesso, anche nella parola stessa, della galera, anzi, della "galera infame". Quella dove il suo autore era rinchiuso.
Belgrado Pedrini aveva iniziato la Resistenza ben prima dell'8 settembre; era, la sua, una vita di resistenza da sempre. Durante il fascismo conduce la sua lotta clandestina, poi già nel 1942 partecipa ad azioni di lotta. Si unisce poi alla formazione partigiana anarchica "Elio" con cui lotta fino alla...
Stavo per dire "Liberazione". Ma la "liberazione" del partigiano Belgrado Pedrini si chiama galera. Nel 1942, per poter continuare la lotta, lui e i suoi compagni sottraggono ad alcuni industriali fascistoni milanesi e carraresi un bel po' delle loro ricchezze; nel 1949 il tribunale di Livorno giudica tali atti come "reati comuni" e condanna Belgrado Pedrini a trent'anni di carcere. Questa la ricompensa.
E sono galere su galere. Nel 1974, il presidente Leone gli concede la grazia; ma, appena uscito, viene rinchiuso in una casa di lavoro presso Pisa, perché deve scontare ancora tre anni per tentata evasione. Liberato finalmente dopo un'intensa campagna per la sua scarcerazione, torna a Carrara dove partecipa all'attività degli anarchici locali. Muore nel 1979 all'età di sessantasei anni. Ma per Belgrado Pedrini non c'è mai stata nessuna "liberazione" da una vita intera passata in galera. Quella del fascismo e quella dello "stato democratico".
da "Canzoni contro la guerra"
lunedì 12 novembre 2012
venerdì 9 novembre 2012
Prossimi appuntamenti del coro
SABATO 10 NOVEMBRE ci ritroviamo alle ore 18.00 presso la Sala Consigliare di Fiumicello (UD)
abbigliamento: fazzoletti rosso/verde. Abbiamo escluso il bianco perchè d'inverno è un colore difficile. C'è chi ha proposto una maglia/camicia rossa, in ogni caso facciamo che il/i fazzoletto/i siano la nostra "divisa" (perdonate il termine) indipendentemente dalla camicia/maglia.
SABATO 17 NOVEMBRE ci ritroviamo ora da definire ma intorno alle 15 in piazzetta del Lionello per "Direzione Scampia" manifestazione organizzata da LIBERA. Stesso abbigliamento di sopra.
abbigliamento: fazzoletti rosso/verde. Abbiamo escluso il bianco perchè d'inverno è un colore difficile. C'è chi ha proposto una maglia/camicia rossa, in ogni caso facciamo che il/i fazzoletto/i siano la nostra "divisa" (perdonate il termine) indipendentemente dalla camicia/maglia.
SABATO 17 NOVEMBRE ci ritroviamo ora da definire ma intorno alle 15 in piazzetta del Lionello per "Direzione Scampia" manifestazione organizzata da LIBERA. Stesso abbigliamento di sopra.
A las barricadas
A las barricadas (Alle barricate) fu una delle canzoni più famose degli anarchici spagnoli durante la Guerra Civile Spagnola. A Las Barricadas è cantata sulla base della Warszawianka 1905 roku. Il testo venne scritto da Valeriano Orobón Fernández nel 1936.
"La Confederazione", presente nell'ultima strofa, si riferisce alla CNT (Confederación Nacional del Trabajo - "Confederazione Nazionale del Lavoro"), a quei tempi il più grande sindacato e l'organizzazione anarchica più importante della Spagna, nonché la maggiore oppositrice di Franco e della Falange Spagnola.
Testo
Negras tormentas agitan los aires
nubes oscuras nos impiden ver Aunque nos espere el dolor y la muerte contra el enemigo nos llama el deber.
El bien más preciado
es la libertad hay que defenderla con fe y con valor.
Alza la bandera revolucionaria
que llevará al pueblo a la emancipación Alza la bandera revolucionaria que llevará al pueblo a la emancipación
En pie el pueblo obrero a la batalla
hay que derrocar a la reacción
¡A las Barricadas!¡A las Barricadas!
por el triunfo de la Confederación. ¡A las Barricadas!¡A las Barricadas! por el triunfo de la Confederación. |
Nubi oscure ci impediscono di vedere.
Anche se ci aspettassero il dolore e la morte
Contro il nemico ci chiama il dovere.
Il bene più prezioso è la libertà
Bisogna difenderla con fede e con valore.
Alza la bandiera rivoluzionaria
Che porterà il popolo all'emancipazione.
In piedi popolo operaio, alla battaglia
Bisogna abbattere la reazione.
Alle barricate! Alle barricate!
Alle barricate! Alle barricate!
Per il trionfo della Confederazione!
lunedì 8 ottobre 2012
Inno dei Malfattori detto anche Inno di Panizza
Il Canto dei Malfattori appare per la prima volta su "L’Amico del Popolo" del 19 maggio 1892, periodico socialista-anarchico fondato a Milano da Pietro Gori e più volte sequestrato dalla polizia. Questo bellissimo canto scritto da Attilio Panizza è allo stesso tempo un manifesto politico dell’anarchismo che tende a rivoltare l’accusa di "malfattori" che lo Stato vuole appiccicare addosso agli internazionalisti: il tentativo di marchiare come "malfattori" gli anarchici si sviluppa soprattutto dopo l’attentato di Passannante al re Umberto I (Napoli, 17 novembre 1878). Il Canto dei Malfattori riprende il termine spregiativo e, facendolo proprio, grida in faccia ai potenti che "malfattori" sono tutti coloro che lottano per la giustizia sociale e contro chi sfrutta il lavoro appropriandosi dei frutti dei lavoratori; "malfattori" sono coloro che combattono l’impostura religiosa e quelli che propugnano la libera unione e non domanda riti né lacci coniugali; "malfattori" sono coloro che propugnano l’internazionalismo e combattono tutte le guerre, rifiutano le leggi in quanto strumenti di frode utilizzate dai potenti contro i lavoratori.
Lo stesso canto ma con titolo diverso, Inno dei lavoratori, appare l’anno seguente (1893) sul giornale di Imola, "Il Ribelle" in una versione sostanzialmente simile a quella pubblicata su "L’Amico del Popolo" di Milano. Da Anarcopedia
Siamo i ribelli della montagna
Dalle belle città (Siamo i ribelli della montagna), venne composta nel marzo del 1944 sull'Appennino ligure-piemontese, nella zona del Monte Tobbio, dai partigiani del 5° distaccamento della III Brigata Garibaldi "Liguria" dislocati alla cascina Grilla con il comandante Emilio Casalini "Cini".
Sulle circostanze e modalità reali della genesi di questo originale canto della Resistenza, disponiamo della testimonianza diretta di Carlo De Menech, allora diciottenne commissario politico del distaccamento.
Ad un certo punto avvertiamo la necessità di creare qualcosa che riguardi noi e tutti i giovani dela nostra generazione, esaltandone la Resistenza in aderenza alla realtà della lotta che conduciamo. Sarà la nostra storia e traccerà le dure vicende della vita partigiana e gli ideali che la sostengono. Su questi presupposti Cini prende l'iniziativa e un bel giorno comincia a scrivere delle parole su un foglio di carta biancastra da impaccare; in mancanza di tavolo, utilizza una grossa pietra posta all'ingresso della "caserma", che serviva ai contadini per battervi le castagne, e noi facciamo circolo attorno a lui proponendo e sugerendo vocaboli e argomenti. Dopo alcuni giorni la bozza è stesa (...). In distaccamento c'è uno studente di musica, ventenne, Lanfranco, al quale viene consegnato il testo delle parole che si porta appresso durante il servizio di sentinella sul monte Pracaban; al ritorno, le note sono vergate su un pezzo di carta da pacchi (...).
Siamo i ribelli della montagna, con la sua originalità del testo e della musica, diventa così la nostra canzone, la canzone del 5° distaccamento, in cui si potrà riconoscere la storia di tanti altri giovani che, come noi, hanno scelto la montagna e la libertà.
Carlo De Menech, Siamo i ribelli della montagna, dattiloscritto inedito (1975), depositato presso l'Istituto per la storia della resistenza e della società contemporanea in provincia di Alessandria.
Siamo i ribelli della montagna, con la sua originalità del testo e della musica, diventa così la nostra canzone, la canzone del 5° distaccamento, in cui si potrà riconoscere la storia di tanti altri giovani che, come noi, hanno scelto la montagna e la libertà.
Carlo De Menech, Siamo i ribelli della montagna, dattiloscritto inedito (1975), depositato presso l'Istituto per la storia della resistenza e della società contemporanea in provincia di Alessandria.
Da: http://www.antiwarsongs.org/canzone.php?id=3294&lang=en
mercoledì 3 ottobre 2012
fischia il vento
Fischia il vento è una celebre canzone popolare, il cui testo fu scritto nel settembre 1943, ovvero quando iniziò la Resistenza, dal giovane medico ligure Felice Cascione per incitare il movimento partigiano. La musica è quella della canzone russa Katyusha.
Giacomo Sibilla, nome di battaglia "Ivan", reduce dalla campagna di Russia, ove era incorporato nel 2º Reggimento Genio Pontieri, fece conoscenza con prigionieri e ragazze russe; da loro imparò la canzone Katjuša del musicista Blanter; "Ivan" la scolpì nella mente e la portò con sé in Italia, al Passu du Beu ne abbozzò alcuni versi con la chitarra insieme con Vittorio Rubicone "Vittorio il Biondo"; a questo punto intervenne Cascione che con "Vassilli", Silvano Alterisio, allora studente e altri componenti della banda ne composero i versi. La canzone fu intonata per la prima volta a Curenna nel Natale 1943 e cantata in forma ufficiale ad Alto nella piazza di fronte alla chiesa (il giorno dell'Epifania del 1944).
Felice Cascione è stato un partigiano e medico italiano comunista[1], eroe della Resistenza, che morì in uno scontro con i fascisti, e per questo fu insignito della Medaglia d’oro al valor militare alla memoria
giovedì 20 settembre 2012
Non solo staffette
Il coro sarà presente
Venerdì 21 settembre ore 20e30
Caserma Piave Via Remier,
zona Borgo Cividale
Palmanova (UD)
iniziative a sostegno della realizzazione di un monumento dedicato alla Donna Partigiana nella città di Udine
insieme a Aida Talliente e Leo Virgili
APPUNTAMENTO PER I CORISTI ORE 21 FUORI DELLA CASERMA
mercoledì 5 settembre 2012
Con grande piacere vi informiamo che riprenderanno le prove
MARTEDI' 18 SETTEMBRE
sempre alle ore 18.30
e sempre al Circolo ARCI Mis(s)Kappa
Vi ricordiamo che avevamo parlato, e tutti sembravamo concordi, della quota di iscrizione, di 10,00 euro al mese per partecipante.
lunedì 27 agosto 2012
Lunedì 27 agosto, ore 2
…Ai Colonos di Villacaccia (Lestizza, Ud)… Canzoni, barzellette, puttanate in friulano: il carnevale ad agosto. Ingresso libero, tutti invitati.
Spetacul e premiazion dal concors par un romanç in trê riis
Cun Claudia Grimaz, Massimo Somaglino,
Carlo Tolazzi, Nicoletta Oscuro, Paolo Cecere
e altris
Carlo Tolazzi, Nicoletta Oscuro, Paolo Cecere
e altris
Musiche cui Dodi e Monodi + Frizzi Comini Tonazzi
Presentazion dal gnûf CD
“Sclopetadis” (progjet Colonos)
“Sclopetadis” (progjet Colonos)
lunedì 6 agosto 2012
E a 93 anni se ne va Chavela vargas ma la sua voce ci accompagnerà sempre
Chavela Vargas, al secolo Isabel Vargas Lizano (San Joaquín
de Flores, 17 aprile 1919 – Cuernavaca, 5 agosto 2012), è stata una cantante
messicana originaria della Costa Rica.
Si trasferì in Messico a 14 anni, dove iniziò a cantare per
le strade. Divenne professionista nei tardi anni cinquanta, le sue prime
registrazioni sono del 1961. Divenne popolare negli anni sessanta e settanta,
sia in patria che in Europa e soprattutto in Spagna. Frequentò personaggi noti
del tempo come Frida Kahlo (di cui fu anche amante), Diego Rivera e Luis
Echeverría, presidente del Messico dal 1970 al 1976.
Vittima dell'alcolismo si ritirò nel 1979. Nel 1990 tornò
sulle scene accentando una parte nel film di Werner Herzog, Grido di pietra.
Negli anni novanta Pedro Almodovar rese omaggio a Chavela,
scegliendo le sue canzoni per le colonne sonore di alcuni film, presentandola
così al grande pubblico. Ha anche partecipato al film, dedicato all'amica e
amante Frida Kahlo, Frida di Julie Taymor, in cui interpreta La llorona (ma
nella colonna sonora è presente anche Paloma negra). L'attrice protagonista e
produttrice, Salma Hayek, che l'ha voluta nel film, ha dichiarato: «Chavela non
è una cantante messicana, Chavela è il Messico»
Chavela Vargas Madrid il 1º luglio 2006 canta al gay pride
Personaggio eclettico e trasgressivo, negli anni sessanta
girava per il Messico vestita da uomo, fumando il sigaro e portando con sé una
pistola. Non nascose mai il suo interesse per le donne ma solo a 81 anni
dichiarò pubblicamente la sua omosessualità; nello stesso anno la Spagna le
consegnò la più alta onorificenza del paese al valore artistico.
È una leggenda della musica ranchera messicana, canzoni
romantiche che raccontano di donne, storie romantiche e cuori infranti.
Memorabili i suoi concerti nei quali si esibiva con i tipici costumi messicani
ed il suo inseparabile poncho rosso.
lunedì 23 luglio 2012
29 luglio festa partigiana nelle Farcadizze
Questa
festa nasce da un gruppo di partigiani comunisti, nelle Farcadizze si
costituirono le prime formazioni partigiane garibaldine di Faedis (Faedis fu
soprattutto centro di reclutamento formazioni garibaldine) fin dai primi giorni
dopo l’8 settembre. Questi amici comunisti, finita la guerra, nonostante la
cortina, continuarono ad incontrarsi tra queste montagne.
Poi uno di
loro lasciò per testamento la possibilità ai posteri di continuare a fare la
Festa del Pci .Così oggi i giovani comunisti di Faedis continuano a farla..
lunedì 16 luglio 2012
Reistenze nel mondo: Argentina Facundo Cabral
Nasce poverissimo a La Plata in una famiglia funestata dall'abbandono del padre. La madre provvede a lui e ai suoi sei fratelli, come può. Entra giovanissimo nel mondo dell'arte, canta e compone: testi densi di ironia, belli, convincenti, che l'uomo della strada può apprezzare e condividere. Ma in Argentina la libertà è solo in prestito: il golpe dei colonnelli, migliaia di morti, di desaparecidos, di violenza tremenda, lo costringe a fuggire per evitare la sorte capitata ad altri colleghi che non si piegano a quella bolla di fascismo sanguinario. Saltella di Paese in Paese, conquista pubblico mentre canta la pace e l'amore. Si era formato negli anni della rivolta sociale, il '68, aveva incontrato e apprezzato Luis Borges. Si sposa, sua moglie partorisce un figlio ma li perde entrambi nel 1978 in un incidente aereo. Dopo la cacciata dei colonnelli torna in Argentina ma ormai non si ferma più: gira in 165 paesi, si esibisce in otto lingue. «No soy de aqui, ni soy de alla»: titolava così la sua canzone più famosa, scritta e cantata negli anni Settanta, con la quale raggiunse una notorietà bel oltre il continente sudamericano. Cantava di non essere né di qua né di là , una sorta di programma, anche questo, politico che oggi la cultura di massa forse troverebbe ostico. Nel 96, l'Onu lo aveva dichiarato messaggero di pace. Ma il carnefice è venuto a colpirlo lo stesso, quindici anni dopo alla fine dell'ennesima tournée.
Resistenze nel mondo: Chile Victor Jara
È una canzone di libertà, la libertà di espressione. Un diritto che gli è stato negato non solo durante la sua prigionia ma anche dopo la sua morte.
Dopo averlo ucciso, i militari cileni non solo proibiscono la vendita dei suoi dischi, ma ordinano la distruzione delle matrici.
Mi hanno colpito i versi dove dice:
"...il canto ha senso quando scorre nelle vene di chi morirà cantando le verità autentiche"
direi un testo premonitorio....
In questa canzone Victor spiega perché ha scelto di cantare... non perché ha una bella voce o perché prova piacere nel farlo ma perché usa la musica per raccontare verità (magari sconvenienti), per difendere il diritto alla libertà, per far sì che la gente prenda coscienza di quel che è successo e di quel che succede... non come altri cantanti dell'epoca che scelgono la canzone del momento o quella straniera che va di moda...
Cantare in quel modo, per lui non ha senso... è uno che, anche quando canta, si prende le sue responsabilità... uno che si schiera, uno che "lavora" con la chitarra, come Violeta (Violeta Parra,sua grande amica), uno che ha pagato un prezzo troppo alto ed è stato assassinato per aver "cantato" le sue idee, le sue verità...
Credo che la sua morte è una prova più che sufficiente del fatto che IL CANTO scorreva veramente nelle sue vene.
Questa canzone è stata cantata anche da Heredia Victor, anche lui faceva parte delle liste "nere" durante la dittatura militare in Argentina ma dopo la ripercussione mondiale dell'assassinio di Victor Jara i militari argentini preferirono il desaparecido ignoto a quello popolare.
Victor Jara,il tuo sacrificio non è stato vano... e tanti cantautori argentini ti devono la vita...
"...canto che ha sido valiente, siempre serà canciòn nueva"
Una canzone che con le sue parole,ha avuto il coraggio di raccontare "certe cose" non passerà mai di moda...sarà una canzone di tutti i tempi.
Marcia Rosati
Marcia Rosati
martedì 10 luglio 2012
Un mese di Blog
in un mese questo blog ha ricevuto 1100 visite circa, beh direi non male!
resistenze nel mondo:Messico-Chiapas
Quando i
comuneros zapatisti salutano qualcuno che hanno conosciuto ed apprezzato, gli
dicono: "che questo incontro non sia il primo né l'ultimo". Così,
effettivamente, è accaduto nella riunione tra le comunità zapatiste e le
organizzazioni di Vía Campesina che ha avuto luogo in Chiapas. Un incontro che
viene da tempi e spazi diversi e che, come ruscelli che convergono dal
sottosuolo, dalle montagne o dai boschi, si incontrano per formare stagni,
sorgenti, fiumi e mari e poi, convertiti in pioggia, percorrono il mondo e
tornano ad essere terra, semi, bosco, viscere della terra.
mercoledì 4 luglio 2012
Resistenze nel mondo: Miriam Makeba
Miriam Makeba anche nota come Mama Afrika (Johannesburg, 4
marzo 1932 – Castel Volturno, 9 novembre 2008[1]) è stata una cantante
sudafricana di jazz e world music. È nota anche per il suo impegno politico
contro il regime dell'apartheid e per essere stata delegato alle Nazioni Unite.
Nkosi Sikelel' (o Sikelele) iAfrika (in lingua xhosa
"Dio protegga l'Africa") è un celebre brano musicale composto nel
1897 dal sudafricano Enoch Sontonga. Il brano fa parte dell'odierno inno
nazionale del Sudafrica Nkosi Sikelel' iAfrika/Die Stem van Suid-Afrika, ed è
anche inno nazionale della Tanzania (col titolo Mungu ibariki Afrika, "Dio
benedici l'Africa" in swahili) e dello Zambia (col titolo Stand and Sing
of Zambia, Proud and Free, "alzati e canta dello Zambia orgoglioso e
libero", in inglese). In passato è stato anche inno nazionale dello
Zimbabwe (in una versione in lingua shona) e della Namibia.
Enoch Sontonga, che era un maestro in una scuola metodista e
direttore di coro di un paese nei pressi di Johannesburg, compose
originariamente Nkosi Sikelele Afrika come inno ecclesiastico. Sontonga era di
etnia xhosa, e scrisse i versi della prima strofa nella propria lingua. Negli
anni venti il brano divenne un popolare canto di lotta contro l'apartheid, e
nel 1925 venne scelto come inno ufficiale del partito di Nelson Mandela,
l'African National Congress (ANC).
L'importanza simbolica di questo brano ha fatto sì che
moltissimi artisti sia africani che di altri paesi volessero proporne una
propria interpretazione.
martedì 3 luglio 2012
Resistenze nel mondo: Billy Bragg
Lo sciopero dei minatori britannici del 1984-1985 (in
inglese UK miners' strike) fu un'azione di lotta sindacale condotta dall'Unione
Nazionale dei Minatori (NUM) di Arthur Scargill tra il marzo 1984 e il marzo
1985
La disputa iniziò quando il governo conservatore guidato da
Margaret Thatcher annunciò la chiusura della miniera di carbone di Cortonwood,
nello Yorkshire, come primo atto dello smantellamento di venti siti estrattivi,
che avrebbe comportato la perdita di 20.000 posti di lavoro. A tale annuncio,
il NUM rispose proclamando uno sciopero nazionale
Lo sciopero coinvolse fino a 165.000 minatori, che furono
appoggiati da gente di tutto il mondo. Il governo dispiegò ingenti forze di
polizia intorno alle miniere di carbone, e numerosi furono gli scontri violenti.
Dopo oltre 51 settimane di lotta, durante le quali tra i
lavoratori si registrarono due morti, 710 licenziamenti e 10.000 procedimenti
giudiziari, un congresso straordinario del NUM votò a stretta maggioranza (98 a 91) la ripresa del lavoro.
Il sindacato uscì fortemente indebolito dallo scontro, mentre Margaret Thatcher
poté consolidare il proprio programma
Billy Bragg e i minatori inglesi
Contemporaneamente al successo musicale cresce, in Bragg,
anche la volontà di un maggior attivismo politico e, il 19 ottobre 1984, si
schiera in prima persona appoggiando pubblicamente lo sciopero dei minatori
inglesi nella disputa contro il governo conservatore di Margaret Thatcher e lo
smantellamento di venti siti estrattivi, che avrebbe comportato la perdita di
20.000 posti di lavoro. La risonanza internazionale dello sciopero favorì
l'appoggio di gente di tutto il mondo e lo stesso Bragg pagò con l'arresto un
tentativo di presidio sotto l'ambasciata sudafricana di Trafalgar Square, a
Londra.
Nel novembre dello stesso anno esce il secondo album del
cantante: Brewing Up with Billy Bragg. Anche se musicalmente il disco non si
discosta di molto dal precedente, svela sicuramente un musicista in piena
maturazione che, alla modalità voce/chitarra, comincia a preferire
arrangiamenti leggermente più articolati, aggiungendo qua e là dei cori (Love
Gets Dangerous), una tromba (The Saturday Boy), piuttosto che un organo (A
Lover Sings)
Mentre l'album risquote un buon successo di vendite,
raggiungendo il 16º posto nelle classifiche inglesi, nel febbraio del 1985,
esce l'EP Between the Wars il cui titolo è stato ispirato dallo sciopero dei
minatori inglesi e in cui Bragg (che dona i proventi delle vendite al fondo dei
minatori) critica la faziosità politica dei giornali britannici, la maggior
parte dei quali si oppone allo sciopero stesso.
giovedì 28 giugno 2012
Resistenza nel mondo: Geraldo Vandré
Geraldo Vandré, nome d'arte di Geraldo Pedrosa de Araújo
Dias (João Pessoa, 12 settembre 1935), è un cantante e compositore brasiliano.
Nel 1966, raggiunse la finale del Festival da Record con la
canzone Disparada, interpretata da Jair Rodrigues. La canzone conquistò il
primo posto, a pari merito con la A Banda, di Chico Buarque. Nel 1968,
partecipò al III Festival Internacional da Canção on la canzone Pra não dizer
que não falei de flores o Caminhando.
La canzone era un inno alla resistenza contro il governo
militare. Il suo ritornello fu interpretato come una chiamata alla lotta armata
contro i dittatori. Al festival arrivò al secondo posto, dietro a Sabiá, di
Chico Buarque e Tom Jobim.
Nel 1968, con la promulgazione dell'atto AI-5, Vandrè fu
obbligato all'esilio. Dopo aver passato alcuni giorni nascosto nella tenuta
agricola della vedova dello scrittore Guimarães Rosa, morto l'anno prima, il
compositore partì per il Cile, e, poi, per la Francia.
Ritorno in patria
Vandré tornò in Brasile nel 1973. Vive tuttora a San Paolo e
compone. Tuttavia, sono in molti a credere che Vandré sia impazzito a causa di
torture a cui potrebbe esser stato sottoposto. Il cantante, a sua volta, nega
di esser mai stato torturato, e dice che, semplicemente, non si fa più vedere
perché la sua immagine di "Cantante Che Guevara" soffoca la sua
opera.
Resistenza nel mondo: Steven Biko
Steven Bantu Biko (King William's Town, 18 dicembre 1946 –
Pretoria, 12 settembre 1977) è stato un attivista sudafricano anti-apartheid.
Nel 1970 fonda il Black Consciousness Movement
("movimento per la coscienza Nera"), un movimento sorto dall'angoscia
e dalla frustrazione degli africani colti, che si vedono preclusa ogni libertà
a causa dell'apartheid. Il BCM si articola in tre organizzazioni: un movimento
politico (Black Peoples' Convention), una centrale sindacale (Black Allied
Workers' Union) e una lega studentesca (South African Students' Organisation).
Il 18 agosto 1977 Biko fu arrestato presso un posto di
blocco dalla polizia sudafricana. Durante la prigionia nel carcere di Port
Elizabeth subì una grave lesione al cranio, presumibilmente colpito con una
spranga, e il 12 settembre 1977 morì durante il trasferimento verso un'altra
prigione. Le fonti ufficiali della polizia sostennero che il decesso era da
attribuirsi a un prolungato sciopero della fame.
La morte di Biko contribuì a farne un simbolo per la
popolazione sudafricana nera, un eroe della resistenza contro il regime
afrikaner; i suoi funerali furono l'occasione per una grande manifestazione di
massa e di sfida.
Nel 1980, Peter Gabriel incide un brano di grande successo
(dal titolo Biko), la cui riproduzione radiofonica viene vietata in Sudafrica.
La stessa canzone viene riproposta dai Simple Minds, come cover, nell'album
Street Fighting Years del 1989, album che contiene dediche anche ad altri
personaggi come Nelson Mandela e Víctor Jara. Biko viene nominato anche nella
canzone Figli della stessa rabbia, del gruppo musicale italiano Banda Bassotti
mercoledì 27 giugno 2012
Pausa?
ieri il Coro ha festeggiato alla grande, quasi una sagra, ha cantato, bevuto, mangiato e si è dato appuntamento verso metà settembre, ma non è detto che durante questa estate ci siano degli eccezionali ritrovi, ci sono le vacanze delle maestre e dei coristi, ma si è deciso che ci sentiamo in caso di alcune feste per vedere chi è disponibile a mettersi alla prova in autogestione. Inoltre Giovanni ha fatto 3 bellissimi video: 25 aprile - 24 aprile (debutto) e La rivolta, ora io farò alcune copie e poi le porterò al misskappa dove chi le ritirerà farà a sua volta alcune copie e via con la catena dei DVD.
Evviva il coro popolare della resistenza
Evviva il coro popolare della resistenza
martedì 26 giugno 2012
I "Cantacronache"
Cantacronache è stato un gruppo di musicisti, letterati e poeti,
sorto a Torino nel 1957 con lo scopo di valorizzare il mondo
della canzone attraverso l'impegno sociale. Oltre i fondatori Sergio
Liberovici e Michele L. Straniero, vi si distinsero,
con diversi ruoli e apporti interni, Emilio Jona, Fausto Amodei, Giorgio De Maria, Margot Galante Garrone, Mario Pogliotti. Sono considerati tra i
precursori dell'esperienza dei cantautori italiani; così si è espresso su di
loro Umberto Eco:
|
« Se non ci fossero stati i Cantacronache e
quindi se non ci fosse stata anche l'azione poi prolungata, oltre che dai
Cantacronache, da Michele L. Straniero, la storia della canzone italiana
sarebbe stata diversa. Poi, Michele non è stato famoso come De André o
Guccini, ma dietro questa rivoluzione c'è stata l'opera di Michele: questo
vorrei ricordare »
|
|
(Umberto Eco)
|
Ben presto il gruppo di
Cantacronache si concentrò nella produzione di testi e musiche che
descrivevano, e spesso denunciavano, una realtà molto diversa da quella
fotografata dalla canzone italiana di allora e dall'industria discografica.
Nell'arco di circa cinque
anni sarebbero nate decine di nuove canzoni con l'apporto, per i testi, di
scrittori e intellettuali di spicco come Italo Calvino, Franco
Fortini, Gianni Rodari, Umberto Eco,
oltre a Straniero e ai già citati Jona e De Maria. Le musiche erano perlopiù di
Liberovici e di Amodei (a sua volta cantautore in senso moderno), ma contributi
non secondari furono dati da altri compositori dell'area "colta"
quali Fiorenzo Carpi, Giacomo
Manzoni, Valentino Bucchi. Tra gli interpreti si
avvicendarono Franca Di Rienzo, Pietro Buttarelli, Edmonda
Aldini, Silverio Pisu, Glauco Mauri,
oltre gli stessi autori Amodei, Straniero, Margot, Mario
Pogliotti e Duilio Del Prete.
Il brano forse più famoso
del repertorio è, ancora oggi, Per i morti
di Reggio Emilia, composto e inciso da Fausto Amodei
all'indomani della strage di Reggio Emilia del 7 luglio1960. Celebri anche Dove vola l'avvoltoio? e Oltre il
ponte, entrambe con testo di Italo Calvino e musica di Sergio
Liberovici, e La zolfara (testo di Michele L.
Straniero e musica di Fausto Amodei), portata contemporaneamente al successo da Ornella
Vanoni.
Il gruppo di Cantacronache
si dedicò contestualmente anche al recupero della canzone politica e della
Resistenza, proponendo anche su disco brani sociali della tradizioneanarchica, socialista e
perfino giacobina italiana. Lavori analoghi
vennero svolti sui repertori di protesta di quei paesi che nei primi anni Sessanta vivevano
situazioni politico-sociali fortemente critiche anche in rapporto agli
equilibri mondiali (Algeria, Cuba, Spagna, Congo, Angola).
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