Nasce poverissimo a La Plata in una famiglia funestata dall'abbandono del padre. La madre provvede a lui e ai suoi sei fratelli, come può. Entra giovanissimo nel mondo dell'arte, canta e compone: testi densi di ironia, belli, convincenti, che l'uomo della strada può apprezzare e condividere. Ma in Argentina la libertà è solo in prestito: il golpe dei colonnelli, migliaia di morti, di desaparecidos, di violenza tremenda, lo costringe a fuggire per evitare la sorte capitata ad altri colleghi che non si piegano a quella bolla di fascismo sanguinario. Saltella di Paese in Paese, conquista pubblico mentre canta la pace e l'amore. Si era formato negli anni della rivolta sociale, il '68, aveva incontrato e apprezzato Luis Borges. Si sposa, sua moglie partorisce un figlio ma li perde entrambi nel 1978 in un incidente aereo. Dopo la cacciata dei colonnelli torna in Argentina ma ormai non si ferma più: gira in 165 paesi, si esibisce in otto lingue. «No soy de aqui, ni soy de alla»: titolava così la sua canzone più famosa, scritta e cantata negli anni Settanta, con la quale raggiunse una notorietà bel oltre il continente sudamericano. Cantava di non essere né di qua né di là , una sorta di programma, anche questo, politico che oggi la cultura di massa forse troverebbe ostico. Nel 96, l'Onu lo aveva dichiarato messaggero di pace. Ma il carnefice è venuto a colpirlo lo stesso, quindici anni dopo alla fine dell'ennesima tournée.
Il 25 Aprile è la Festa della Liberazione, è una festa importante per noi che abbiamo a cuore la democrazia, l’antifascismo e la Costituzione. Per questo al circolo ARCI Mis(s)kappa e all'ANPI di Udine è venuta l’idea di costituire un “Coro Popolare della Resistenza”, un coro in cui si canteranno le canzoni che accompagnavano i partigiani sui monti, quelle che hanno cantato i nostri nonni.
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lunedì 16 luglio 2012
Reistenze nel mondo: Argentina Facundo Cabral
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