Il Canto dei Malfattori appare per la prima volta su "L’Amico del Popolo" del 19 maggio 1892, periodico socialista-anarchico fondato a Milano da Pietro Gori e più volte sequestrato dalla polizia. Questo bellissimo canto scritto da Attilio Panizza è allo stesso tempo un manifesto politico dell’anarchismo che tende a rivoltare l’accusa di "malfattori" che lo Stato vuole appiccicare addosso agli internazionalisti: il tentativo di marchiare come "malfattori" gli anarchici si sviluppa soprattutto dopo l’attentato di Passannante al re Umberto I (Napoli, 17 novembre 1878). Il Canto dei Malfattori riprende il termine spregiativo e, facendolo proprio, grida in faccia ai potenti che "malfattori" sono tutti coloro che lottano per la giustizia sociale e contro chi sfrutta il lavoro appropriandosi dei frutti dei lavoratori; "malfattori" sono coloro che combattono l’impostura religiosa e quelli che propugnano la libera unione e non domanda riti né lacci coniugali; "malfattori" sono coloro che propugnano l’internazionalismo e combattono tutte le guerre, rifiutano le leggi in quanto strumenti di frode utilizzate dai potenti contro i lavoratori.
Lo stesso canto ma con titolo diverso, Inno dei lavoratori, appare l’anno seguente (1893) sul giornale di Imola, "Il Ribelle" in una versione sostanzialmente simile a quella pubblicata su "L’Amico del Popolo" di Milano. Da Anarcopedia
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