Il 25 Aprile è la Festa della Liberazione, è una festa importante per noi che abbiamo a cuore la democrazia, l’antifascismo e la Costituzione.
Per questo al circolo ARCI Mis(s)kappa e all'ANPI di Udine è venuta l’idea di costituire un “Coro Popolare della Resistenza”, un coro in cui si canteranno le canzoni che accompagnavano i partigiani sui monti, quelle che hanno cantato i nostri nonni.
Questa
festa nasce da un gruppo di partigiani comunisti, nelle Farcadizze si
costituirono le prime formazioni partigiane garibaldine di Faedis (Faedis fu
soprattutto centro di reclutamento formazioni garibaldine) fin dai primi giorni
dopo l’8 settembre. Questi amici comunisti, finita la guerra, nonostante la
cortina, continuarono ad incontrarsi tra queste montagne.
Poi uno di
loro lasciò per testamento la possibilità ai posteri di continuare a fare la
Festa del Pci .Così oggi i giovani comunisti di Faedis continuano a farla..
Nasce poverissimo a La Plata in una famiglia funestata dall'abbandono del padre. La madre provvede a lui e ai suoi sei fratelli, come può. Entra giovanissimo nel mondo dell'arte, canta e compone: testi densi di ironia, belli, convincenti, che l'uomo della strada può apprezzare e condividere. Ma in Argentina la libertà è solo in prestito: il golpe dei colonnelli, migliaia di morti, di desaparecidos, di violenza tremenda, lo costringe a fuggire per evitare la sorte capitata ad altri colleghi che non si piegano a quella bolla di fascismo sanguinario. Saltella di Paese in Paese, conquista pubblico mentre canta la pace e l'amore. Si era formato negli anni della rivolta sociale, il '68, aveva incontrato e apprezzato Luis Borges. Si sposa, sua moglie partorisce un figlio ma li perde entrambi nel 1978 in un incidente aereo. Dopo la cacciata dei colonnelli torna in Argentina ma ormai non si ferma più: gira in 165 paesi, si esibisce in otto lingue. «No soy de aqui, ni soy de alla»: titolava così la sua canzone più famosa, scritta e cantata negli anni Settanta, con la quale raggiunse una notorietà bel oltre il continente sudamericano. Cantava di non essere né di qua né di là , una sorta di programma, anche questo, politico che oggi la cultura di massa forse troverebbe ostico. Nel 96, l'Onu lo aveva dichiarato messaggero di pace. Ma il carnefice è venuto a colpirlo lo stesso, quindici anni dopo alla fine dell'ennesima tournée.
È una canzone di libertà, la libertà di espressione. Un diritto che gli è stato negato non solo durante la sua prigionia ma anche dopo la sua morte.
Dopo averlo ucciso, i militari cileni non solo proibiscono la vendita dei suoi dischi, ma ordinano la distruzione delle matrici.
Mi hanno colpito i versi dove dice:
"...il canto ha senso quando scorre nelle vene di chi morirà cantando le verità autentiche"
direi un testo premonitorio....
In questa canzone Victor spiega perché ha scelto di cantare... non perché ha una bella voce o perché prova piacere nel farlo ma perché usa la musica per raccontare verità (magari sconvenienti), per difendere il diritto alla libertà, per far sì che la gente prenda coscienza di quel che è successo e di quel che succede... non come altri cantanti dell'epoca che scelgono la canzone del momento o quella straniera che va di moda...
Cantare in quel modo, per lui non ha senso... è uno che, anche quando canta, si prende le sue responsabilità... uno che si schiera, uno che "lavora" con la chitarra, come Violeta (Violeta Parra,sua grande amica), uno che ha pagato un prezzo troppo alto ed è stato assassinato per aver "cantato" le sue idee, le sue verità...
Credo che la sua morte è una prova più che sufficiente del fatto che IL CANTO scorreva veramente nelle sue vene.
Questa canzone è stata cantata anche da Heredia Victor, anche lui faceva parte delle liste "nere" durante la dittatura militare in Argentina ma dopo la ripercussione mondiale dell'assassinio di Victor Jara i militari argentini preferirono il desaparecido ignoto a quello popolare.
Victor Jara,il tuo sacrificio non è stato vano... e tanti cantautori argentini ti devono la vita...
"...canto che ha sido valiente, siempre serà canciòn nueva"
Una canzone che con le sue parole,ha avuto il coraggio di raccontare "certe cose" non passerà mai di moda...sarà una canzone di tutti i tempi. Marcia Rosati
Quando i
comuneros zapatisti salutano qualcuno che hanno conosciuto ed apprezzato, gli
dicono: "che questo incontro non sia il primo né l'ultimo". Così,
effettivamente, è accaduto nella riunione tra le comunità zapatiste e le
organizzazioni di Vía Campesina che ha avuto luogo in Chiapas. Un incontro che
viene da tempi e spazi diversi e che, come ruscelli che convergono dal
sottosuolo, dalle montagne o dai boschi, si incontrano per formare stagni,
sorgenti, fiumi e mari e poi, convertiti in pioggia, percorrono il mondo e
tornano ad essere terra, semi, bosco, viscere della terra.
Miriam Makeba anche nota come Mama Afrika (Johannesburg, 4
marzo 1932 – Castel Volturno, 9 novembre 2008[1]) è stata una cantante
sudafricana di jazz e world music. È nota anche per il suo impegno politico
contro il regime dell'apartheid e per essere stata delegato alle Nazioni Unite.
Nkosi Sikelel' (o Sikelele) iAfrika (in lingua xhosa
"Dio protegga l'Africa") è un celebre brano musicale composto nel
1897 dal sudafricano Enoch Sontonga. Il brano fa parte dell'odierno inno
nazionale del Sudafrica Nkosi Sikelel' iAfrika/Die Stem van Suid-Afrika, ed è
anche inno nazionale della Tanzania (col titolo Mungu ibariki Afrika, "Dio
benedici l'Africa" in swahili) e dello Zambia (col titolo Stand and Sing
of Zambia, Proud and Free, "alzati e canta dello Zambia orgoglioso e
libero", in inglese). In passato è stato anche inno nazionale dello
Zimbabwe (in una versione in lingua shona) e della Namibia.
Enoch Sontonga, che era un maestro in una scuola metodista e
direttore di coro di un paese nei pressi di Johannesburg, compose
originariamente Nkosi Sikelele Afrika come inno ecclesiastico. Sontonga era di
etnia xhosa, e scrisse i versi della prima strofa nella propria lingua. Negli
anni venti il brano divenne un popolare canto di lotta contro l'apartheid, e
nel 1925 venne scelto come inno ufficiale del partito di Nelson Mandela,
l'African National Congress (ANC).
L'importanza simbolica di questo brano ha fatto sì che
moltissimi artisti sia africani che di altri paesi volessero proporne una
propria interpretazione.
Lo sciopero dei minatori britannici del 1984-1985 (in
inglese UK miners' strike) fu un'azione di lotta sindacale condotta dall'Unione
Nazionale dei Minatori (NUM) di Arthur Scargill tra il marzo 1984 e il marzo
1985
La disputa iniziò quando il governo conservatore guidato da
Margaret Thatcher annunciò la chiusura della miniera di carbone di Cortonwood,
nello Yorkshire, come primo atto dello smantellamento di venti siti estrattivi,
che avrebbe comportato la perdita di 20.000 posti di lavoro. A tale annuncio,
il NUM rispose proclamando uno sciopero nazionale
Lo sciopero coinvolse fino a 165.000 minatori, che furono
appoggiati da gente di tutto il mondo. Il governo dispiegò ingenti forze di
polizia intorno alle miniere di carbone, e numerosi furono gli scontri violenti.
Dopo oltre 51 settimane di lotta, durante le quali tra i
lavoratori si registrarono due morti, 710 licenziamenti e 10.000 procedimenti
giudiziari, un congresso straordinario del NUM votò a stretta maggioranza (98 a 91) la ripresa del lavoro.
Il sindacato uscì fortemente indebolito dallo scontro, mentre Margaret Thatcher
poté consolidare il proprio programma
Billy Bragg e i minatori inglesi
Contemporaneamente al successo musicale cresce, in Bragg,
anche la volontà di un maggior attivismo politico e, il 19 ottobre 1984, si
schiera in prima persona appoggiando pubblicamente lo sciopero dei minatori
inglesi nella disputa contro il governo conservatore di Margaret Thatcher e lo
smantellamento di venti siti estrattivi, che avrebbe comportato la perdita di
20.000 posti di lavoro. La risonanza internazionale dello sciopero favorì
l'appoggio di gente di tutto il mondo e lo stesso Bragg pagò con l'arresto un
tentativo di presidio sotto l'ambasciata sudafricana di Trafalgar Square, a
Londra.
Nel novembre dello stesso anno esce il secondo album del
cantante: Brewing Up with Billy Bragg. Anche se musicalmente il disco non si
discosta di molto dal precedente, svela sicuramente un musicista in piena
maturazione che, alla modalità voce/chitarra, comincia a preferire
arrangiamenti leggermente più articolati, aggiungendo qua e là dei cori (Love
Gets Dangerous), una tromba (The Saturday Boy), piuttosto che un organo (A
Lover Sings)
Mentre l'album risquote un buon successo di vendite,
raggiungendo il 16º posto nelle classifiche inglesi, nel febbraio del 1985,
esce l'EP Between the Wars il cui titolo è stato ispirato dallo sciopero dei
minatori inglesi e in cui Bragg (che dona i proventi delle vendite al fondo dei
minatori) critica la faziosità politica dei giornali britannici, la maggior
parte dei quali si oppone allo sciopero stesso.