Il 25 Aprile è la Festa della Liberazione, è una festa importante per noi che abbiamo a cuore la democrazia, l’antifascismo e la Costituzione. Per questo al circolo ARCI Mis(s)kappa e all'ANPI di Udine è venuta l’idea di costituire un “Coro Popolare della Resistenza”, un coro in cui si canteranno le canzoni che accompagnavano i partigiani sui monti, quelle che hanno cantato i nostri nonni.
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martedì 23 dicembre 2014
giovedì 18 dicembre 2014
Free Nelson Mandela
Liberate Nelson Mandela
Liberate, Liberate, Liberate Nelson Mandela
Liberate Nelson Mandela
Ventuno anni in prigionia
Le sue scarpe sono troppo piccole per i suoi piedi
Il suo corpo ha subito abusi, ma la sua mente è ancora libera
Siete così ciechi da non riuscire a vedere?
Dico Liberate Nelson Mandela
Vi sto implorando
Liberate Nelson Mandela
Ha perorato le cause dell'ANC [African National Congress]
Solo un uomo in un grande esercito
Siete così ciechi da non riuscire a vedere?
Siete così sordi da non riuscire ad udire il suo appello?
Liberate Nelson Mandela
Vi sto implorando Liberate Nelson Mandela
Ventuno anni in prigionia
Siete così ciechi da non riuscire a vedere?
Siete così sordi da non riuscire ad udire?
Siete così stolti da non riuscire a parlare?
Dico Liberate Nelson Mandela
Vi sto implorando
Oh, Liberate Nelson Mandela, liberate
Nelson Mandela vi sto implorando
implorando, Vi prego, liberate Nelson Mandela
liberate Nelson Mandela
Ve lo sto dicendo, dovete liberare Nelson Mandela
Homeless
Nel 1984,
cercando ispirazione in seguito al fallimento di critica e commerciale
dell'album Hearts and Bones, Paul Simon rimase affascinato da una cassetta che
suonava regolarmente in macchina, una compilation di gruppi sudafricani
chiamata Accordion Jive Hits, II.Nel 1985, presi dei contatti grazie
all'etichetta discografica con alcuni gruppi locali, Simon volò in Sudafrica.
Era un
momento critico per il paese. Il regime dell'apartheid era in una delle fasi
più dure. Le Nazioni Unite avevano approvato sanzioni economiche e un
boicottaggio culturale.
la sua
operazione gli permise non solo di sfornare il capolavoro ineguagliato della
sua carriera, ma anche di far conoscere al mondo la musica nera sudafricana e
di dimostrare il potere dell'espressione artistica di superare l'oppressione
politica, e l'abilità degli artisti di diversissime culture ed esperienze di
riuscire a trovare una voce comune per comunicare. Graceland fu anche criticato
per non avere dei testi esplicitamente impegnati, anzi in molte canzoni stupiva
l'accostamento tra le musiche africane e i testi surreali e spiccatamente
newyorchesi dell'artista americano. Comunque al tour africano seguito alla
pubblicazione dell'album, parteciparano - oltre ai musicisti che avevano
registrato la versione in studio - anche i celebri esiliati Miriam Makeba e
Hugh Masekela.
Tuttavia
anche nell'album c'è un testo che, anche se non esplicitamente, racconta le
sofferenze del popolo sudafricano ed è la traccia più particolare e più
“africana” dell'album, “Homeless”. Si tratta di una lunga composizione eseguita
completamente a cappella.
L'incredibile
gruppo che accompagna Paul Simon in questo pezzo cantando le parti in zulu si
chiama Ladysmith Black Mambazo, che significa “Il martello nero di Ladysmith”,
una township sulla costa orientale del Sud Africa. Simon li aveva visti in un
documentario (Rhythm of Resistance: The Music of South Africa) sull'uso della
musica nella resistenza all'apartheid.
Secondo il
libretto dell'album, Simon spedì a Joseph Shabalala, il leader del gruppo, un
provino in cui cantava "We are homeless/ Moonlight sleeping on a midnight
lake," e chiese al musicista sudafricano di continuare la storia in zulu e
di aggiungere tutte le variazioni melodiche e ritmiche che credeva.
Il testo,
che alterna le lingue zulu e inglese, descrive l'esperienza del gruppo di
essere senza casa nel loro stesso paese, per le violenze e le deportazioni
subite dai neri sudafricani sotto il “vento forte” del governo dell'Apartheid.
L'introduzione
è basata su una canzone nuziale tradizionale zulu, ma il testo è stato
riscritto. Nella versione incisa su Graceland recita “Ehi, Signore, dormiamo su
una rupe”.
"Homeless,
homeless," ribadisce la canzone. Questo potrebbe descrivere letteralmente
la condizione dei senzatetto e della povertà delle township sudafricane. O più
in generale potrebbe parlare della condizione di una popolazione sottomessa
all'apartheid, esiliata nella sua stessa terra. Ricordiamo che nel Sudafrica
razzista la popolazione nera era stata forzatamente trasferita nelle cosiddette
"township" (la più famosa è Soweto - contrazione di South Western
Township - alla periferia di Johannesburg).
"Moonlight
sleeping on a midnight lake." come magra consolazione di non avere un
tetto, l'homeless si gode lo spettacolo della luce della luna che si specchia
su un lago a mezzanotte. Inoltre, la labilità della luce sull'acqua, visibile
ma inconsistente, potrebbe simboleggiare le difficoltà dei protagonista..
I versi
successivi potrebbero benissimo essere pronunciati da qualcuno che si ritrova
senza tetto “Cuore mio / Il freddo mi ha già ucciso”, dove il freddo potrebbe
essere letterale, o figurato a rappresentare l'esclusione dalla società sudafricana
della popolazione nera.
Le parole
"somandla angibulele mama” dovrebbero significare “Dio onnipotente sta
dormendo / riposando, mamma”, come se anche Dio li avesse abbandonati nella
lotta. Mamma non è da intendersi letteralmente: nella cultura africana
qualsiasi donna anziana viene chiamata Mamma.
“I forti
venti distruggono le nostre case/Molti morti, stasera potresti essere tu”.
L'apartheid ha distrutto le case e la patria dei Sudafricani, portandoli
all'isolamento, alla povertà e alla morte. E non pensare che non possa
succedere anche a “te”, che “tu” viva in un'altra città del Sudafrica, del
continente, o del pianeta.
La sezione
“Somebody say...” è basata su un'altra canzone di Ladysmith che era piaciuta a
Paul Simon, che ha riscritto il testo in inglese. I versi chiedono sia aiuto
“Somebody sing, 'Hello!'” che resistenza: “Somebody cry, Why, Why, Why?”
La canzone
vera e propria è ora finita, e il gruppo si concede un momento di
autoincensamento per aver registrato questa canzone nei mitici Abbey Road
studios di Londra, dove avevano lavorato anche i Beatles. “Siamo i vincitori/abbiamo
conquistato l'Inghilterra”.
Il finale è
una classica chiusa per le canzoni di Ladysmith Black Mambazo e si potrebbe
tradurre come “Abbiamo il piacere di annunciare all'intera nazione che noi
siamo i migliori a cantare in questo stile”, dove lo stile è lo isicathamiya,
simile allo spiritual diffuso negli Stati Uniti.
Riguardo al
significato della canzone, Joseph Shabalala ha detto, “Siamo lontani da casa e
dormiamo. I nostri pugni sono i nostri cuscini”
mercoledì 24 settembre 2014
Nkosi Sikelel' iAfrika
Nkosi Sikelel' iAfrika/Die
Stem van Suid-Afrika è l'inno
nazionale del Sudafrica dal 1997. È composto
dall'unione di due precedenti inni: Nkosi Sikelel' iAfrika e Die Stem van Suid-Afrika. Il primo
(il cui titolo, in lingua xhosa, significa "Dio protegga
l'Africa") fu composto nel 1897 dal sudafricano Enoch
Sontonga (ca. 1873 - 1905), e dal 1925 fu l'inno dell'African National Congress (ANC). Il
secondo (il cui titolo, in afrikaans, significa "Il richiamo del Sudafrica") fu
composto nel 1918 da C. J. Langenhoven, e fu
prima il secondo inno della colonia sudafricana dal 1936 al 1957 , per poi
diventare inno nazionale tra il 1957 e il 1994 (sebbene non venne più eseguito ufficialmente dopo
il 1991 perché ritenuto simbolo dell'Apartheid).
Tra il 1994 e
il 1997 Nkosi Sikelel' iAfrica venne
affiatato a Die Stem come
secondo inno nazionale; nel 1997l'African National Congress accorpò una
strofa di Die Stem a Nkosi Sikelel' iAfrica, creando così
il nuovo inno ibrido tuttora in uso.
da Nkosi Sikelel' iAfrika:
Nkosi sikelel' iAfrika
Maluphakanyisw' uphondo lwayo, Yizwa imithandazo yethu, Nkosi sikelela, thina lusapho lwayo. |
|
Morena boloka setjhaba sa heso,
O fedise dintwa le matshwenyeho, O se boloke, O se boloke setjhaba sa heso, Setjhaba sa South Afrika - South Afrika. |
(sesotho)
|
da Die Stem:
Uit die blou van onse hemel, Uit die diepte van ons see, Oor ons ewige gebergtes, Waar die kranse antwoord gee, |
|
Sounds the call to come
together,
And united we shall stand, Let us live and strive for freedom, In South Africa our land. |
(Inglese)
|
Dio benedica l’Africa
possa la sua gloria innalzarsi
ascolta la nostra richiesta
Dio, benedici noi, i tuoi bambini.
possa la sua gloria innalzarsi
ascolta la nostra richiesta
Dio, benedici noi, i tuoi bambini.
Dio, ti chiediamo di proteggere il nostro paese
intervieni e poni fine a tutti i conflitti
proteggici, proteggi il nostro paese,
proteggi il Sudafrica, Sudafrica
intervieni e poni fine a tutti i conflitti
proteggici, proteggi il nostro paese,
proteggi il Sudafrica, Sudafrica
Dal blu dei nostri cieli
dalle profondità dei nostri oceani
sulle nostre eterne montagne
dove risuona l'eco fra le rocce
dalle profondità dei nostri oceani
sulle nostre eterne montagne
dove risuona l'eco fra le rocce
risuona il richiamo a unirci
e uniti saremo forti
lasciaci vivere e combattere per la libertà
in Sudafrica, nella nostra terra.
e uniti saremo forti
lasciaci vivere e combattere per la libertà
in Sudafrica, nella nostra terra.
martedì 16 settembre 2014
Shosholoza
Shosholoza è un brano musicale tradizionale sudafricano,
originario della Rhodesia. Il titolo è una parola zulu che
significa "andare avanti" o "fare spazio al prossimo", e
allo stesso tempo ricorda onomatopeicamente il fischio del treno a vapore, di cui parlano le parole del
brano. Originariamente, Shosholozo veniva
cantato dai lavoratori della Rhodesia che si recavano in treno nel Transvaal per
lavorare nelle miniere; oggi il testo esiste in numerose varianti, e in
generale fa riferimento al Sudafrica anziché alla Rhodesia (una versione tipica
potrebbe essere: Muoviti veloce /
su quelle montagne / treno del Sudafrica).
E' considerato il secondo inno nazionale.
Il presidente sudafricano Nelson Mandela cantava
questa canzone mentre lavorava durante la sua prigionia a Robben Island. Egli
la descriveva come "una canzone che compara la lotta all'apartheid al
movimento di un treno in arrivo" e proseguiva spiegando che "il canto
rendeva il lavoro più leggero".
Tradizionalmente, Shosholoza viene cantato da gruppi di soli uomini che si
alternano secondo uno schema call and response ("chiamata
e risposta"). Molti artisti contemporanei hanno interpretato questo brano
tradizionale: tra gli altri, Ladysmith Black Mambazo, PJ Powers, The Glue, Peter Gabriel e Helmut Lotti (Out of Africa).
Il Testo
Shosholoza
Kule ... Zontaba
Stimela siphume South Africa
Wen'uyabaleka
Wen'uyabaleka
Kule ... Zontaba
Stimela siphume South Africa
Una traduzione approssimativa del
testo e'
Vai avanti
su quelle montagne
treno dal Sud Africa.
Stai correndo via
Stai correndo via
su quelle montagne
treno dal Sud Africa.
lunedì 8 settembre 2014
Si riprende
le prove del Coro Popolare della Resistenza riprendono martedì 9 settembre alle ore 18e30 al Circolo Arci Misskappa Via Bertaldia Udine.
I prossimi appuntamenti col coro sono:
I prossimi appuntamenti col coro sono:
Sabato 13 settembre Festa delle Resistenze a Paluzza organizzata dall'Anpi : esibizione CPR ore 14
martedì 6 maggio 2014
sabato 26 aprile 2014
Comunicazione
Ricordo a tutti i coristi che martedì 29 aprile non ci sono prove quindi il prossimo appuntamento è il 4 maggio a S. Vito al Tag.to per cantare ancora insieme!
giovedì 24 aprile 2014
Oggi 24 Aprile il Coro a Borgo Villalta Domani 25 Aprile il coro in piazza Libertà e pomeriggio al parco di S. Osvaldo! Vi aspettiamo tutti
A Udine: gli antifascisti udinesi ricordano i 22 caduti di Borgo Villalta
BORGO VILLALTA AI SUOI CADUTI
Manifestazione antifascista nel 69° della Liberazione
Giovedì 24 aprile ore 18.00
ritrovo presso la scuola Percoto
La Sezione Anpi “Udine Città” insieme a tutti gli antifascisti udinesi ricordano i 22 caduti del Quartiere e "Gianna”, la partigiana che per decenni è stata l’anima di questa celebrazione. La manifestazione avrà inizio in via Leicht, presso la lapide posta sulla facciata dell’Istituto magistrale, e si concluderà in via Anton Lazzaro Moro, presso la lapide in onore di G. B. Periz “Orio”, medaglia d’argento della Resistenza.
Interventi:
Antonella Fiore
Presidente ARCI Comitato Territoriale di Udine
Marco Chiandoni
Sezione ANPI “Città di Udine”
con la partecipazione del
CORO POPOLARE DELLA RESISTENZA di Udine
Il Comune di Udine organizzerà, la stessa sera, alle 21 una cerimonia di fuochi aerei tricolori sparati dal colle del Castello per commemorare i 29 partigiani fucilati nelle carceri di Udine il 9 aprile 1945.
Ci troveremo in piazza Libertà, sotto la loggia del Lionello, per ricordarli.
Aderiscono: comitato per la difesa della costituzione, anpi, aned, istituto friulano per la storia del movimento di liberazione, centro accoglienza “e.balducci”, cgil, cisl, uil, coordinamento genitori democratici, collettivo “le radici e le ali”, collettivo ”le donne in nero”.
25 APRILE ORE 10
IL CORO VI ASPETTA IN PIAZZA LIBERTA'
PER ACCOMPAGNARVI CON LE CANZONI
DELLA RESISTENZA IMPORTANTE MEMORIA
VI ACCOMPAGNERA' POI IN CORTEO FINO
IN PIAZZALE XXVI LUGLIO E IL POMERIGGIO
SI ESIBIRà AL PARCO DI S. OSVALDO ALLE
14e30. VI ASPETTIAMO PER CANTARE
TUTTI INSIEME BELLA CIAO
venerdì 11 aprile 2014
prossimi appuntamenti CONFERMATI del Coro Popolare della Resistenza
domenica 13 aprile ore 16.00 ad Aquileia : inaugurazione mostra foto
giovedì 24 aprile ore 18 a Udine : cerimonia in borgo Villata
venerdì 25 aprile ore 10 e ore 14 a Udine : festa della Liberazione al mattino in centro città e Resistenza in festa a S.Osvaldo Udine nel pomeriggio
domenica 1 giugno ore 9.30 a Pagnacco: inaugurazione monumento alla Resistenza
lunedì 31 marzo 2014
venerdì 28 marzo 2014
Magliette coro riservate ai coristi
Attenzione martedì 1 aprile ultimo giorno per prenotare la vostra maglietta del coro.
giovedì 20 marzo 2014
Magliette
Cari Coristi chi di voi vuole la maglietta nella bacheca del CPR al Misskappa segni il nome e il modello.
Chi avrà la maglietta indosserà quella più i soliti fazzoletti alle nostre rappresentazioni.
Chi avrà la maglietta indosserà quella più i soliti fazzoletti alle nostre rappresentazioni.
Prossimi Appuntamenti del Coro Popolare della Resistenza
sabato 12 aprile ore 15.30 : casa di risposo Sant'Anna viale Palmanova Udine
domenica 13 aprile ore 16.00 ad Aquileia : inaugurazione mostra di Danilo De Marco
giovedì 24 aprile ore 18 a Udine : cerimonia in borgo Villata
venerdì 25 aprile ore 10 e ore 14 a Udine : festa della Liberazione al mattino in centro città e Resistenza in festa a S.Osvaldo nel pomeriggio
giovedì 1 maggio ore 11 a S.Vito al Tagliamento: festa del primo maggio
mercoledì 26 febbraio 2014
E' morto il partigiano Cid Sergio Cocetta
I funerali sono venerdì 28 ore 14e30 a Bordano
http://www.danilodemarco.it/parole/danilo-de-marco/il-partigiano-cid/
venerdì 21 febbraio 2014
ATTENZIONE IMPORTANTE
la data di domani 22 febbraio alla Casa di Ricovero è annullata per un'epidemia di gastrointerite.
giovedì 13 febbraio 2014
il disertore
Le Déserteur è sicuramente la canzone contro la guerra e antimilitarista più celebre di tutti i tempi. Eppure la strofa finale originalerecitava, come è noto, in tutt'altro modo di quella da tutti conosciuta: Prévenez vos gendarmes, que je serai en arme et que je sais tirer, il che ne faceva una canzone non "pacifista" in senso stretto. Tutti gli "eppure" che si vuole: ma l'antimilitarista (e non "pacifista") Boris Vian scrisse una feroce canzone contro la guerra, probabilmente riferendosi a delle guerre francesi in particolare: la guerra d'Indocina appena conclusasi con la disfatta di Dien-Bien-Phu, oppure la guerra d'Algeria che stava iniziando.
Il manoscritto della canzone porta la data del 15 febbraio 1954; viene pubblicata il 7 maggio dello stesso anno, anniversario della sconfitta di Điện Biên Phủ, e trasmessa (interpretata da Marcel Mouloudji), per la prima volta in radio dalla storica (ed ancora esistente) emittente Europe 1 (con la chiusa finale già modificata). Scoppia il putiferio.
Malgrado le numerose modifiche via via apportate al testo (scompaiono non solo la strofa finale originale, ma anche i riferimenti al Presidente, sostituito da dei più generici Messieurs qu'on nomme grands), nel gennaio del 1955 il consigliere municipale parigino Paul Faber ottiene la censura completa della canzone in radio. Boris Vian reagisce con la sua consueta ironia, pacata ma devastante: la sua prima dichiarazione è cheMa chanson n'est nullement antimilitariste, mais, je le reconnais, violemment pro-civile ("la mia canzone non è affatto antimilitarista, ma, lo riconosco, violentemente pro-civili"); a Paul Faber invia invece una lettera aperta in cui, tra le altre cose, si legge:
"Oui, cher Monsieur Faber, figurez-vous, certains militaires de carrière considèrent que la guerre n'a d'autre but que de tuer les gens" ("sì, caro signor Faber, figuratevi che certi militari di carriera considerano che la guerra non abbia altro scopo che quello di ammazzare gente") e, soprattutto, ciò che segue:
"Ancien combattant", c'est un mot dangereux; on ne devrait pas se vanter d'avoir fait la guerre, on devrait le regretter - un ancien combattant est mieux placé que quiconque pour haïr la guerre. Presque tous les vrais déserteurs sont des "anciens combattants" qui n'ont pas eu la force d'aller jusqu'à la fin du combat. Et qui leur jettera la pierre ? Non. si ma chanson peut déplaire, ce n'est pas à un ancien combattant, cher monsieur Faber."
"Ex combattente" è una parola pericolosa; non si dovrebbe vantarsi di aver fatto la guerra, dovrebbe dispiacere. Un ex combattente è in condizione più di chiunque altro di odiare la guerra. Quasi tutti i veri disertori sono degli ex-combattenti che non hanno avuto la forza di arrivare fino alla fine del combattimento. E chi scaglierà loro contro la prima pietra? No. Se la mia canzone può spiacere, non è certo a un ex combattente, signor Faber".
Eliminata dalla diffusione radiofonica e discografica, "Le Déserteur" cade più o meno nel dimenticatoio; per averla cantata, Marcel Mouloudji subisce una sorta di esilio decennale dalla canzone francese; la censura viene tolta soltanto nel 1962, ma ormai Boris Vian è morto da tre anni. Nel 1966 con lo sviluppo delle protest songs e con i moti di Berkeley, viene ripresa da Peter, Paul and Mary, peraltro nella versione "edulcorata"interpretata da Mouloudji. Diviene così la canzone-simbolo che tutti conosciamo.
Innumerevoli sono le versioni in altre lingue. In questa sezione ne saranno presentate tutte quelle reperite in rete e con altri mezzi, ma ne esistono probabilmente molte altre.
In Italia è stata incisa per la prima volta nel 1964 (nella versione francese originale) da Margot, ovvero Margherita Galante Garrone (figlia di Alessandro Galante Garrone, moglie di Sergio Liberovici e madre di Andrea) nel periodo dei Cantacronache (1958/1960), quindi ci sono state 5 traduzioni italiane, a cura di Paolo Villaggio, Luigi Tenco, Giorgio Caproni (celebre poeta livornese), Giangilberto Monti e Giorgio Calabrese. Quest'ultima versione è quella cantata da Ivano Fossati nel suo album "Lindbergh" (1992). Ornella Vanoni l'ha inserita nella scaletta del suo tour nel 1971, ma non è affatto vero, come precisa giustamente Enrico de Angelis, che la prima incisione italiana del Disertore sia di Ivano Fossati: dopo essere stata effettivamente incisa in francese da Margot nel '64 (e più tardi da Adriana Martino), la canzone è stata incisa in italiano dal trio francese The Sunlights nel '67 e poi, tra il '71 e il '72, da Ornella Vanoni, da Serge Reggiani e da Achille Millo.
Riccardo Venturi, 29 ottobre 2004/2 luglio 2005.
Il manoscritto della canzone porta la data del 15 febbraio 1954; viene pubblicata il 7 maggio dello stesso anno, anniversario della sconfitta di Điện Biên Phủ, e trasmessa (interpretata da Marcel Mouloudji), per la prima volta in radio dalla storica (ed ancora esistente) emittente Europe 1 (con la chiusa finale già modificata). Scoppia il putiferio.
Malgrado le numerose modifiche via via apportate al testo (scompaiono non solo la strofa finale originale, ma anche i riferimenti al Presidente, sostituito da dei più generici Messieurs qu'on nomme grands), nel gennaio del 1955 il consigliere municipale parigino Paul Faber ottiene la censura completa della canzone in radio. Boris Vian reagisce con la sua consueta ironia, pacata ma devastante: la sua prima dichiarazione è cheMa chanson n'est nullement antimilitariste, mais, je le reconnais, violemment pro-civile ("la mia canzone non è affatto antimilitarista, ma, lo riconosco, violentemente pro-civili"); a Paul Faber invia invece una lettera aperta in cui, tra le altre cose, si legge:
"Oui, cher Monsieur Faber, figurez-vous, certains militaires de carrière considèrent que la guerre n'a d'autre but que de tuer les gens" ("sì, caro signor Faber, figuratevi che certi militari di carriera considerano che la guerra non abbia altro scopo che quello di ammazzare gente") e, soprattutto, ciò che segue:
"Ancien combattant", c'est un mot dangereux; on ne devrait pas se vanter d'avoir fait la guerre, on devrait le regretter - un ancien combattant est mieux placé que quiconque pour haïr la guerre. Presque tous les vrais déserteurs sont des "anciens combattants" qui n'ont pas eu la force d'aller jusqu'à la fin du combat. Et qui leur jettera la pierre ? Non. si ma chanson peut déplaire, ce n'est pas à un ancien combattant, cher monsieur Faber."
"Ex combattente" è una parola pericolosa; non si dovrebbe vantarsi di aver fatto la guerra, dovrebbe dispiacere. Un ex combattente è in condizione più di chiunque altro di odiare la guerra. Quasi tutti i veri disertori sono degli ex-combattenti che non hanno avuto la forza di arrivare fino alla fine del combattimento. E chi scaglierà loro contro la prima pietra? No. Se la mia canzone può spiacere, non è certo a un ex combattente, signor Faber".
Eliminata dalla diffusione radiofonica e discografica, "Le Déserteur" cade più o meno nel dimenticatoio; per averla cantata, Marcel Mouloudji subisce una sorta di esilio decennale dalla canzone francese; la censura viene tolta soltanto nel 1962, ma ormai Boris Vian è morto da tre anni. Nel 1966 con lo sviluppo delle protest songs e con i moti di Berkeley, viene ripresa da Peter, Paul and Mary, peraltro nella versione "edulcorata"interpretata da Mouloudji. Diviene così la canzone-simbolo che tutti conosciamo.
Innumerevoli sono le versioni in altre lingue. In questa sezione ne saranno presentate tutte quelle reperite in rete e con altri mezzi, ma ne esistono probabilmente molte altre.
In Italia è stata incisa per la prima volta nel 1964 (nella versione francese originale) da Margot, ovvero Margherita Galante Garrone (figlia di Alessandro Galante Garrone, moglie di Sergio Liberovici e madre di Andrea) nel periodo dei Cantacronache (1958/1960), quindi ci sono state 5 traduzioni italiane, a cura di Paolo Villaggio, Luigi Tenco, Giorgio Caproni (celebre poeta livornese), Giangilberto Monti e Giorgio Calabrese. Quest'ultima versione è quella cantata da Ivano Fossati nel suo album "Lindbergh" (1992). Ornella Vanoni l'ha inserita nella scaletta del suo tour nel 1971, ma non è affatto vero, come precisa giustamente Enrico de Angelis, che la prima incisione italiana del Disertore sia di Ivano Fossati: dopo essere stata effettivamente incisa in francese da Margot nel '64 (e più tardi da Adriana Martino), la canzone è stata incisa in italiano dal trio francese The Sunlights nel '67 e poi, tra il '71 e il '72, da Ornella Vanoni, da Serge Reggiani e da Achille Millo.
Riccardo Venturi, 29 ottobre 2004/2 luglio 2005.
In piena facoltà
egregio presidente
le scrivo la presente
che spero leggerà.
La cartolina qui
mi dice terra terra
di andare a far la guerra
quest'altro lunedì
Ma io non sono qui
egregio presidente
per ammazzar la gente
più o meno come me
Io non ce l'ho con lei
sia detto per inciso
ma sento che ho deciso
e che diserterà.
Ho avuto solo guai
da quando sono nato
i figli che ho allevato
han pianto insieme a me.
Mia mamma e mio papà
ormai son sotto terra
e a loro della guerra
non gliene fregherà.
Quand'ero in prigionia
qualcuno mi ha rubato
mia moglie e il mio passato
la mia migliore età.
Domani mi alzerò
e chiuderò la porta
sulla stagione morta
e mi incamminerò.
Vivrò di carità
sulle strade di Spagna
di Francia e di Bretagna
e a tutti griderò.
Di non partire pù
e di non obbedire
per andare a morire
per non importa chi.
Per cui se servirà
del sangue ad ogni costo
andate a dare il vostro
se vi divertirà.
E dica pure ai suoi
se vengono a cercarmi
che possono spararmi
io armi non ne ho.
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