Nel 1984,
cercando ispirazione in seguito al fallimento di critica e commerciale
dell'album Hearts and Bones, Paul Simon rimase affascinato da una cassetta che
suonava regolarmente in macchina, una compilation di gruppi sudafricani
chiamata Accordion Jive Hits, II.Nel 1985, presi dei contatti grazie
all'etichetta discografica con alcuni gruppi locali, Simon volò in Sudafrica.
Era un
momento critico per il paese. Il regime dell'apartheid era in una delle fasi
più dure. Le Nazioni Unite avevano approvato sanzioni economiche e un
boicottaggio culturale.
la sua
operazione gli permise non solo di sfornare il capolavoro ineguagliato della
sua carriera, ma anche di far conoscere al mondo la musica nera sudafricana e
di dimostrare il potere dell'espressione artistica di superare l'oppressione
politica, e l'abilità degli artisti di diversissime culture ed esperienze di
riuscire a trovare una voce comune per comunicare. Graceland fu anche criticato
per non avere dei testi esplicitamente impegnati, anzi in molte canzoni stupiva
l'accostamento tra le musiche africane e i testi surreali e spiccatamente
newyorchesi dell'artista americano. Comunque al tour africano seguito alla
pubblicazione dell'album, parteciparano - oltre ai musicisti che avevano
registrato la versione in studio - anche i celebri esiliati Miriam Makeba e
Hugh Masekela.
Tuttavia
anche nell'album c'è un testo che, anche se non esplicitamente, racconta le
sofferenze del popolo sudafricano ed è la traccia più particolare e più
“africana” dell'album, “Homeless”. Si tratta di una lunga composizione eseguita
completamente a cappella.
L'incredibile
gruppo che accompagna Paul Simon in questo pezzo cantando le parti in zulu si
chiama Ladysmith Black Mambazo, che significa “Il martello nero di Ladysmith”,
una township sulla costa orientale del Sud Africa. Simon li aveva visti in un
documentario (Rhythm of Resistance: The Music of South Africa) sull'uso della
musica nella resistenza all'apartheid.
Secondo il
libretto dell'album, Simon spedì a Joseph Shabalala, il leader del gruppo, un
provino in cui cantava "We are homeless/ Moonlight sleeping on a midnight
lake," e chiese al musicista sudafricano di continuare la storia in zulu e
di aggiungere tutte le variazioni melodiche e ritmiche che credeva.
Il testo,
che alterna le lingue zulu e inglese, descrive l'esperienza del gruppo di
essere senza casa nel loro stesso paese, per le violenze e le deportazioni
subite dai neri sudafricani sotto il “vento forte” del governo dell'Apartheid.
L'introduzione
è basata su una canzone nuziale tradizionale zulu, ma il testo è stato
riscritto. Nella versione incisa su Graceland recita “Ehi, Signore, dormiamo su
una rupe”.
"Homeless,
homeless," ribadisce la canzone. Questo potrebbe descrivere letteralmente
la condizione dei senzatetto e della povertà delle township sudafricane. O più
in generale potrebbe parlare della condizione di una popolazione sottomessa
all'apartheid, esiliata nella sua stessa terra. Ricordiamo che nel Sudafrica
razzista la popolazione nera era stata forzatamente trasferita nelle cosiddette
"township" (la più famosa è Soweto - contrazione di South Western
Township - alla periferia di Johannesburg).
"Moonlight
sleeping on a midnight lake." come magra consolazione di non avere un
tetto, l'homeless si gode lo spettacolo della luce della luna che si specchia
su un lago a mezzanotte. Inoltre, la labilità della luce sull'acqua, visibile
ma inconsistente, potrebbe simboleggiare le difficoltà dei protagonista..
I versi
successivi potrebbero benissimo essere pronunciati da qualcuno che si ritrova
senza tetto “Cuore mio / Il freddo mi ha già ucciso”, dove il freddo potrebbe
essere letterale, o figurato a rappresentare l'esclusione dalla società sudafricana
della popolazione nera.
Le parole
"somandla angibulele mama” dovrebbero significare “Dio onnipotente sta
dormendo / riposando, mamma”, come se anche Dio li avesse abbandonati nella
lotta. Mamma non è da intendersi letteralmente: nella cultura africana
qualsiasi donna anziana viene chiamata Mamma.
“I forti
venti distruggono le nostre case/Molti morti, stasera potresti essere tu”.
L'apartheid ha distrutto le case e la patria dei Sudafricani, portandoli
all'isolamento, alla povertà e alla morte. E non pensare che non possa
succedere anche a “te”, che “tu” viva in un'altra città del Sudafrica, del
continente, o del pianeta.
La sezione
“Somebody say...” è basata su un'altra canzone di Ladysmith che era piaciuta a
Paul Simon, che ha riscritto il testo in inglese. I versi chiedono sia aiuto
“Somebody sing, 'Hello!'” che resistenza: “Somebody cry, Why, Why, Why?”
La canzone
vera e propria è ora finita, e il gruppo si concede un momento di
autoincensamento per aver registrato questa canzone nei mitici Abbey Road
studios di Londra, dove avevano lavorato anche i Beatles. “Siamo i vincitori/abbiamo
conquistato l'Inghilterra”.
Il finale è
una classica chiusa per le canzoni di Ladysmith Black Mambazo e si potrebbe
tradurre come “Abbiamo il piacere di annunciare all'intera nazione che noi
siamo i migliori a cantare in questo stile”, dove lo stile è lo isicathamiya,
simile allo spiritual diffuso negli Stati Uniti.
Riguardo al
significato della canzone, Joseph Shabalala ha detto, “Siamo lontani da casa e
dormiamo. I nostri pugni sono i nostri cuscini”
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