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giovedì 18 dicembre 2014

Homeless



Nel 1984, cercando ispirazione in seguito al fallimento di critica e commerciale dell'album Hearts and Bones, Paul Simon rimase affascinato da una cassetta che suonava regolarmente in macchina, una compilation di gruppi sudafricani chiamata Accordion Jive Hits, II.Nel 1985, presi dei contatti grazie all'etichetta discografica con alcuni gruppi locali, Simon volò in Sudafrica.
Era un momento critico per il paese. Il regime dell'apartheid era in una delle fasi più dure. Le Nazioni Unite avevano approvato sanzioni economiche e un boicottaggio culturale.
la sua operazione gli permise non solo di sfornare il capolavoro ineguagliato della sua carriera, ma anche di far conoscere al mondo la musica nera sudafricana e di dimostrare il potere dell'espressione artistica di superare l'oppressione politica, e l'abilità degli artisti di diversissime culture ed esperienze di riuscire a trovare una voce comune per comunicare. Graceland fu anche criticato per non avere dei testi esplicitamente impegnati, anzi in molte canzoni stupiva l'accostamento tra le musiche africane e i testi surreali e spiccatamente newyorchesi dell'artista americano. Comunque al tour africano seguito alla pubblicazione dell'album, parteciparano - oltre ai musicisti che avevano registrato la versione in studio - anche i celebri esiliati Miriam Makeba e Hugh Masekela.
Tuttavia anche nell'album c'è un testo che, anche se non esplicitamente, racconta le sofferenze del popolo sudafricano ed è la traccia più particolare e più “africana” dell'album, “Homeless”. Si tratta di una lunga composizione eseguita completamente a cappella.
L'incredibile gruppo che accompagna Paul Simon in questo pezzo cantando le parti in zulu si chiama Ladysmith Black Mambazo, che significa “Il martello nero di Ladysmith”, una township sulla costa orientale del Sud Africa. Simon li aveva visti in un documentario (Rhythm of Resistance: The Music of South Africa) sull'uso della musica nella resistenza all'apartheid.
Secondo il libretto dell'album, Simon spedì a Joseph Shabalala, il leader del gruppo, un provino in cui cantava "We are homeless/ Moonlight sleeping on a midnight lake," e chiese al musicista sudafricano di continuare la storia in zulu e di aggiungere tutte le variazioni melodiche e ritmiche che credeva.
Il testo, che alterna le lingue zulu e inglese, descrive l'esperienza del gruppo di essere senza casa nel loro stesso paese, per le violenze e le deportazioni subite dai neri sudafricani sotto il “vento forte” del governo dell'Apartheid.
L'introduzione è basata su una canzone nuziale tradizionale zulu, ma il testo è stato riscritto. Nella versione incisa su Graceland recita “Ehi, Signore, dormiamo su una rupe”.
"Homeless, homeless," ribadisce la canzone. Questo potrebbe descrivere letteralmente la condizione dei senzatetto e della povertà delle township sudafricane. O più in generale potrebbe parlare della condizione di una popolazione sottomessa all'apartheid, esiliata nella sua stessa terra. Ricordiamo che nel Sudafrica razzista la popolazione nera era stata forzatamente trasferita nelle cosiddette "township" (la più famosa è Soweto - contrazione di South Western Township - alla periferia di Johannesburg).
"Moonlight sleeping on a midnight lake." come magra consolazione di non avere un tetto, l'homeless si gode lo spettacolo della luce della luna che si specchia su un lago a mezzanotte. Inoltre, la labilità della luce sull'acqua, visibile ma inconsistente, potrebbe simboleggiare le difficoltà dei protagonista..
I versi successivi potrebbero benissimo essere pronunciati da qualcuno che si ritrova senza tetto “Cuore mio / Il freddo mi ha già ucciso”, dove il freddo potrebbe essere letterale, o figurato a rappresentare l'esclusione dalla società sudafricana della popolazione nera.
Le parole "somandla angibulele mama” dovrebbero significare “Dio onnipotente sta dormendo / riposando, mamma”, come se anche Dio li avesse abbandonati nella lotta. Mamma non è da intendersi letteralmente: nella cultura africana qualsiasi donna anziana viene chiamata Mamma.
“I forti venti distruggono le nostre case/Molti morti, stasera potresti essere tu”. L'apartheid ha distrutto le case e la patria dei Sudafricani, portandoli all'isolamento, alla povertà e alla morte. E non pensare che non possa succedere anche a “te”, che “tu” viva in un'altra città del Sudafrica, del continente, o del pianeta.
La sezione “Somebody say...” è basata su un'altra canzone di Ladysmith che era piaciuta a Paul Simon, che ha riscritto il testo in inglese. I versi chiedono sia aiuto “Somebody sing, 'Hello!'” che resistenza: “Somebody cry, Why, Why, Why?”
La canzone vera e propria è ora finita, e il gruppo si concede un momento di autoincensamento per aver registrato questa canzone nei mitici Abbey Road studios di Londra, dove avevano lavorato anche i Beatles. “Siamo i vincitori/abbiamo conquistato l'Inghilterra”.
Il finale è una classica chiusa per le canzoni di Ladysmith Black Mambazo e si potrebbe tradurre come “Abbiamo il piacere di annunciare all'intera nazione che noi siamo i migliori a cantare in questo stile”, dove lo stile è lo isicathamiya, simile allo spiritual diffuso negli Stati Uniti.

Riguardo al significato della canzone, Joseph Shabalala ha detto, “Siamo lontani da casa e dormiamo. I nostri pugni sono i nostri cuscini”

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